Adozioni ai gay, falso problema

Chi ha visitato anche un solo orfanatrofio del Sud e del Nord del mondo, ma anche una dignitosa casa famiglia italiana, dove per anni restano bimbi “in attesa di collocazione”, sa che piuttosto che restare lì, nella solitudine del non amore, è meglio un genitore single, una coppia gay, ogni adulto o adulta che sappia fare il mestiere di genitore. Se poi queste caratteristiche sono all’interno di una coppia eterosessuale, formata da una mamma e da un papà meglio, probabilmente, perché i bambini cercano due figure, maschile e femminile…E’ così, anche se di certo si può crescere benissimo in una famiglia monoparentale, o in una famiglia formata da due persone dello stesso sesso.

Ben vengano dunque tutte le leggi che allargano il concetto e le possibilità della “genitorialità”, come la chiamano gli psicologi. Peccato però che questa attualmente sia una discussione basata sul nulla. Perché l’adozione, sia nazionale che internazionale soprattutto, è in una crisi gravissima. I bambini non arrivano più, e oggi paradossalmente è più facile adottare un embrione invece di un bambino africano, che nei prossimi 5 minuti potrebbe morire di dissenteria o di malnutrizione. E il problema è mondiale. Ma il fatto che dal’Asia, dall’Africa, dal Sudamerica i bambini arrivino con il contagocce non vuol dire che la condizione dell’infanzia in quei paesi sia migliorata. No, gli orfanatrofi scoppiano, i minori sono sempre più oggetti di terribili traffici di ogni tipo…Eppure molti di questi paesi hanno chiuso le porte all’adozione internazionale, per alzare il tiro, ricattare i paesi ricchi, pur sotto la bandiera di falsi nazionalisti, e di una soltanto nominale protezione dell’infanzia. Certo in alcuni casi i lunghi tempi sono frutto di ricerche accurate sul vero stato di abbandono del bambini, per evitare abusi e commerci. Ma il più delle volte non è così…
Sul fronte interno poi l’iter di rilascio delle idoneità cammina del tutto avulso dal contesto, con istruttorie sulle coppie basate spesso sul concetto di una famiglia ideale, perfetta, benestante, per quell’ipotetico figlio che verrà.

Che fare? Alcuni enti, come Ai.Bi., stanno da tempo cercando di porre il problema al Governo, perché vengano rilanciati accordi bilaterali, nuove campagne di solidarietà. Ma per ora campeggia il nulla. Il ministro Riccardi all’inizio del suo mandato aveva promesso di occuparsene, ma niente finora è stato fatto. E i bambini aspettano: una mamma e un papà, una mamma single, una coppia gay. Va tutto bene purché ci sia una famiglia.

(La Repubblica.it, Maria Novella De Luca, 25 Settembre)