Etiopia, l’uomo che salva i bambini condannati a morte

BAMBINI mingi2Lale Labuko è un uomo alto, dalle spalle larghe, sui 30 anni. Guida una Land Cruiser sulle strade dell’Etiopia con una precisa missione: salvare i bambini condannati a morte per un’incredibile credenza del loro popolo, i Kara.

Appena riceve la “segnalazione” di un bambino in pericolo, Lele Labuko, solitamente calmo e dignitoso, diventa teso e ansioso. Dà alcune rapide istruzioni nella lingua Kara, lascia ciò che sta facendo e si rimette in macchina correndo in soccorso del bambino “mingi”.

“Mingi”, letto con la “g” dura, in Kara vuol dire maledetto, sporco, pieno di peccato, portatore di spiriti maligni e di sfortuna per la famiglia, i villaggi, la tribù. Insomma, il male personificato. I bambini “mingi” sono quelli più sfortunati, nati in condizioni che la tradizione Kara non ritiene accettabili. I loro genitori non sono sposati, non hanno chiesto il permesso agli anziani del villaggio per avere un figlio o hanno concepito in modo accidentale, cosa che avviene spesso in una cultura tribale priva di accesso a qualsiasi forma di contraccezione. Addirittura, viene ritenuto maledetto anche un bambino il cui primo dente spunta nella mascella superiore, anziché su quella inferiore, e questo vale sia per i denti da latte che per quelli da adulti. Anche i gemelli non sono tollerati: a seconda delle tribù ne viene condannato uno solo o entrambi.

Da molte generazioni i bambini mingi vengono uccisi dalle loro tribù: vengono condotti e abbandonati nella boscaglia, dove muoiono di fame o vengono uccisi e divorati dagli animali selvatici. La credenza popolare vuole che se a un bambino mingi venisse concesso di vivere, ciò porterebbe siccità, malattie e carestie al suo popolo e molti suoi familiari moriranno. Per questo si preferisce percorrere l’orribile strada dell’infanticidio, credendo in tal modo di prevenire maggiori sofferenze.

Contro queste assurde pratiche lotta ogni giorno Lele Labuko che cerca di arrivare in tempo nei laddove c’è una comunità che vuole morto un bambino.

 

Fonte: The Telegraph