Com’è possibile che gli enti non profit paghino le tasse sulle opere buone?

Buongiorno,

sono un piccolo imprenditore che, per fortuna, ha subito forse un po’ meno della media l’impatto della crisi. Per questo mi sono sempre potuto permettere di effettuare delle donazioni a enti non profit. Ultimamente, però, ho letto qualcosa sulla tassazione a cui le onlus sono sottoposte ogni volta che ricevono, appunto, una donazione. È mai possibile che chi riceve dei fondi da impiegare per il bene della società debba pagare delle tasse su questo?

Gradirei dei chiarimenti sulla questione.

Grazie,

Angelo

 

CRINO (2)

Caro Angelo,
che dire? Ebbene sì, il fisco italiano non risparmia nessuno, neppure le opere buone. Attualmente le norme prevedono che gli enti non profit siano costretti a destinare al pagamento dell’Iva il 22% di ogni donazione ricevuta. Ai fini IVA sono infatti assimilati alle persone fisiche e pagano quindi l’IVA come chi ad esempio acquista un televisore o una barca. Una tassa occulta già pesante che la Legge di Stabilità per il 2015 rischia di rendere ancora più gravosa, innalzandola addirittura al 26%. Ciò vuol dire che più di un quarto dell’importo delle donazioni non verrà destinato al fine sociale per il quale l’ente non profit si impegna, ma finirà nelle casse dell’erario.
Per farti capire l’impatto di una tale tassazione su ciò che potrebbe essere realizzato e che invece non si concretizza proprio a causa dell’imposta eccessivamente pesante, ti posso fare l’esempio che ci tocca direttamente. Il valore annuo dell’Iva per Amici dei Bambini è di circa un milione e 200mila euro, una cifra che consentirebbe di accogliere 95 minori stranieri non accompagnati presso il nostro centro di prima accoglienza di Messina: quella Casa Mosè che, invece, ora è costretta a chiudere per mancanza di fondi.
Da questo esempio si può ben capire come la tassa sulle donazioni sia assolutamente fuori da ogni logica. Applicandola e rendendola sempre più gravosa, infatti, lo Stato di fatto toglie risorse alla ricerca, all’ambiente, alla cultura e soprattutto alle persone più fragili: anziani, disabili, bambini in difficoltà, malati o immigrati. Quelle stesse categorie di cui lo Stato fa fatica a prendersi cura adeguatamente.
Per contrastare l’eccessivo peso dell’imposta sulle donazioni, numerose organizzazioni non profit hanno aderito alla campagna #NoProfitNoIva, lanciata dal Corriere della Sera e dal Tg di La7, con l’obiettivo di sensibilizzare sulla necessità di eliminare l’Iva sulle donazioni.
Volendo essere realistici, le possibilità che tale campagna possa trovare ascolto al Ministero dell’economia sono le stesse di una nevicata a Palermo a Ferragosto. Ma se vogliamo davvero uscire da questa situazione disastrosa, dobbiamo tutti insieme trovare il coraggio di trasformare qualche sogno in realtà.
E allora proviamoci anche con #NoProfitNoIva.
Un caro saluto

 

Antonio Crinò

Direttore Generale di Ai.Bi.