Adozione Internazionale. Perché è ancora fermo l’accordo bilaterale con la Repubblica Democratica del Congo? Ecco la risposta del governo

Il Ministero degli Affari Esteri ha risposto all’interrogazione dell’onorevole Stefania Ascari su come si intenda concludere l’accordo con il Paese africano per riprendere le adozioni. C’è fiducia in una prossima soluzione, ma al momento tutto è ancora bloccato dalla ferrea burocrazia italiana

Nel dicembre del 2023, la deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari ha presentato un’interpellanza parlamentare al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità per avere chiarimenti in merito alla fase del procedimento in cui si trova attualmente “l’accordo bilaterale con la Repubblica Democratica del Congo in materia di adozione internazionale e da cosa dipenda la sua mancata conclusione”.
Riassumendo molto brevemente una vicenda complessa e già più volte raccontata, dopo la riforma del Codice della famiglia nel 2016, la Repubblica Democratica del Congo consente le adozioni internazionali di minori solo verso Paesi con i quali sia stata conclusa una specifica convenzione o un accordo bilaterale. Da oltre 4 anni la Commissione per le Adozioni Internazionali ha avviato un lavoro teso a questa finalità, ma il testo, ormai pronto da tempo, è bloccato in attesa di approvazione. Da qui l’interrogazione dell’Onorevole Ascari che ha chiesto specificatamente: “Quali iniziative il Governo intenda adottare per giungere alla celere conclusione dell’accordo anzidetto, al fine di consentire che un Paese così importante e toccato dall’abbandono minorile rientri a pieno titolo tra i percorsi di adozione internazionale aperti alle coppie italiane o residenti in Italia”.

L’iter dell’accordo bilaterale con la Repubblica Democratica del Congo

Verso la fine di febbraio è arrivata la risposta del Ministero degli Affari Esteri, a nome del Sottosegretario di Stato Onorevole Giorgio Silli, che riassume brevemente tutta la vicenda ricordando come a partire dal giugno 2019 si siano susseguiti alcuni incontri tra la CAI e diverse delegazioni congolesi, volti “a esaminare le prospettive di ripresa della cooperazione bilaterale sul tema”. L’Italia ha presentato una prima proposta di accordo, ricevendo nel febbraio del 2020 una nuova versione da parte della Repubblica Democratica del Congo. Ma nel novembre del 2021, “prima che fosse completato l’esame del testo… da parte delle Autorità italiane”, le Autorità congolesi “hanno trasmesso una nuova proposta di accordo”, annunciando l’invio a Roma di una delegazione per discuterla.
L’Italia ha chiesto di rimandare l’incontro per aver modo di analizzare meglio il nuovo testo e nel gennaio del 2022 ha fatto a sua volta pervenire una nuova bozza di accordo “approvata in sede di consultazione inter-ministeriali e comprendente un allegato sulla protezione dei dati personali, in linea con gli obblighi derivanti dalla legislazione italiana ed europea, come ricordati dallo stesso Garante della Privacy”.
“Da allora – prosegue la risposta del Ministero – il Governo congolese continua a rappresentare particolari difficoltà ad accettare il nuovo testo, per la circostanza che la RDC non è a oggi dotata di una legislazione in materia di protezione dei dati personali”.
Per provare a sbloccare la situazione, la Direttrice del Servizio Giuridico del Ministero degli Affari Esteri congolese, in un colloquio con l’Ambasciatore d’Italia a Kinshasa, ha recentemente proposto di “organizzare in tempi brevi una missione a Roma per affrontare la questione”.
Quest’ultima affermazione apre uno spiraglio di speranza, confidando nella ribadita “ferma volontà” di CAI e MAECI di “concludere l’accordo”.

Se l’abbandono arriva dopo la burocrazia

La stessa Ascari ha dichiarato “soddisfazione per la risposta del Sottosegretario Silli, che lascia ben sperare in un avvio alla soluzione per lo sblocco delle adozioni in Repubblica Democratica del Congo”. Ha poi rinnovato il suo impegno nel continuare a “monitorare la situazione… certi dell’ impegno italiano sul Paese, anche attraverso le associazioni e gli enti autorizzati alle adozioni come Ai.Bi. Amici dei Bambini ETS, che continueranno a portare avanti con impegno la tutela dei diritti delle bambine e dei bambini abbandonati, per cui l’adozione internazionale deve essere l’estrema ratio da attivare, facendo prima tutto il possibile per garantire ai bambini una famiglia e una vita dignitosa nella loro terra.
Non è concepibile che la burocrazia sia di ostacolo al superiore interesse dei bambini e occorre lavorare affinché questo non avvenga”.

Esprima fiducia, ma sottolinea con maggiore fermezza la necessità di una soluzione rapida, Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini: “Prendiamo atto dell’impegno del Governo per la ricerca di una soluzione, che ci auguriamo arrivi il prima possibile superando quegli ostacoli che, con tutta onestà, appaiono davvero poca cosa di fronte alla grandezza dell’obiettivo: ridare a migliaia di bambini la possibilità di tornare a esser figli! Non è possibile che i bambini abbandonati della Repubblica Democratica del Congo siano oggi schiavi della ferrea burocrazia italiana. È veramente assurdo – e ovviamente molto triste – bloccare, per ben 4 anni, la speranza di un bambino abbandonato a causa di una norma sulla privacy!”.

Dona per il Fondo Accoglienza Bambini Abbandonati