Adolescenti in cerca di adulti significativi

L’adolescenza è un periodo della vita caratterizzata da un “turbinio di emozioni”, per questo c’è bisogno di adulti significativi che possano essere d’aiuto nel loro percorso di crescita e di trasformazione. Ecco come le consulenze Faris vengono messe a disposizione per il benessere dei nostri ragazzi

L’adolescenza è un periodo della vita che gli adulti ricordano con un sapore agrodolce. D’altronde non è semplice tornare con la memoria a un momento caratterizzato da un turbinio di emozioni, oscillanti da un estremo all’altro, probabilmente per il fatto stesso che, in quel periodo della vita, ci trasformiamo da bambini ad adulti, in una “altalena” di atteggiamenti in cui è normale fare dei passi avanti verso situazioni che richiedono maggior responsabilità e maturità e, dopo poco, fare passi indietro verso un’infanzia che si fatica ad abbandonare.
Ci sono però forti elementi di vitalità che contraddistinguono gli adolescenti: questi dovrebbero essere opportunamente incanalati da adulti significativi, educatori informali o meno, che dovrebbero essere d’aiuto nel percorso di crescita e di trasformazione tipico di questa età.
Ma chi sono questi “adulti significativi” dei quali tanto si sente il bisogno in questa società complessa?

Chi sono gli “adulti significativi”

Innanzitutto la famiglia. I genitori e più in generale i familiari (fratelli, sorelle, nonni, zii…) con amore educano, orientano, supportano e fanno crescere i nostri ragazzi, rimanendo un porto sicuro nei momenti di difficoltà. Ma un adolescente che non può contare sull’abbraccio di un papà, di una mamma, o di un altro familiare, come può sentirsi? Solo!
Altro ruolo fondamentale è giocato dagli insegnanti: i nostri adolescenti trascorrono gran parte del tempo a scuola, che, per loro, è un palcoscenico della vita, non solo durante il momento di un’interrogazione, ma per tutte le interazioni/relazioni sociali che vi intessono. Ma un adolescente che incontra insegnanti interessati anche a come sta, come vive i suoi sentimenti, come potrebbe sentirsi? Aiutato, sostenuto, compreso.
Oltre agli insegnanti, i ragazzi possono avere altri, diversi, “adulti significativi formali”, pensiamo per esempio agli allenatori delle società sportive, i preti, le suore, i maestri di musica, ecc. Nelle loro attività, queste persone educano ai valori (dello sport, della religione, dell’arte…), ma la differenza vera la fanno nel momento in cui credono, stimolano, scommettono, incoraggiano i nostri ragazzi, soprattutto quando sbagliano o quando sono vicini a mollare.
A completare il quadro ci sono, poi, gli “adulti significativi informali”, ovvero tutti noi che incrociamo per strada questi ragazzi e, in un modo o nell’altro, ci relazioniamo con loro. Come può rimanerci una ragazzina di 14 anni, seduta sul tram all’uscita di scuola, se un anziano l’apostrofa di punto in bianco come una maleducata solo perché sta occupando il posto a lui riservato?

Un esercizio utile

Spiegate quali sono le figure di adulti significativi di riferimento, provate a fare un piccolo esercizio e tornare con il pensiero alla vostra adolescenza: pensate a quella volta in cui nella difficoltà avete sentito vicino il papà, la mamma, la nonna, ecc. Poi pensate a quel professore che, a scuola, vi piaceva più degli altri perché “vi capiva”; a quella volta in cui avete raggiunto un traguardo e avete gioito con l’allenatore/il maestro/il prete… Infine a quella volta in cui una persona, anche sconosciuta, vi ha aiutato inaspettatamente.
Bene, con in mente tutti questi momenti, ascoltate, ora, la storia di Luigi (nome di fantasia), un ragazzino di 15 anni definito dai genitori come un incapace e un futuro delinquente. A scuola gli insegnanti amplificano questo messaggio rimarcando costantemente le sue mancanze e le sue esuberanze comportamentali. Luigi aveva iniziato a giocare a calcio, ma nessuno andava a vedere le sue partite e, così, ha deciso di smettere, anche perché nel frattempo ha conosciuto altri ragazzi con i quali si divertiva di più.
Luigi, parlando, mi ha confidato di sentirsi solo, di aver vissuto finora una brutta vita e di non essere ottimista per il futuro. “Luigi – gli ho risposto – non dire così. Non sei tu il primo responsabile di questa situazione, ma sei tu che ne uscirai perché sei forte e vuoi svoltare pagina. Io credo in te!”

Il metodo Faris

Oggi ci vediamo una volta alla settimana, da circa 3 mesi: lui mi racconta quello che sta facendo e io lo rinforzo sulle competenze che mette in campo. Di questo percorso, Luigi dice che “è come far benzina per percorrere ogni volta un nuovo pezzettino di strada”. E si sa, pezzettino dopo pezzettino, la strada diventa sempre più lunga. I suoi genitori hanno iniziato a riconoscere le sue fatiche e le sue conquiste. Anche loro vengono in consulenza circa una volta al mese. Dicono che anche gli insegnanti notano un impegno maggiore nello studio. Luigi sta mettendo in discussione gli amici che frequenta. Sta crescendo.
Questo esempio concreto racconta più di mille “teorie” il “metodo Faris”, che, attraverso il suo sistema di consulenza, si prende a cuore il progetto dell’intera famiglia. Dopo un primo incontro gratuito, in cui comprendere il reale bisogno della famiglia, viene proposto un percorso specifico che tiene conto dell’intero sistema relazionale frequentato da chi necessità del sostegno. Nella consulenza pedagogica si pongono piccoli obiettivi da raggiungere, in maniera graduale e condivisa, con tutte le persone coinvolte. Nella convinzione che camminare insieme verso traguardi importanti è molto più facile!
Maggiori informazioni e contatti si possono trovare alla pagina dedicata del sito Faris, oppure scrivendo una mail a consulenze@fondazioneaibi.it.