Adozione. Il dramma dei “Decreti di idoneità vincolati”: vagano di ente in ente ricevendo sempre dei dinieghi

Le coppie in possesso di un decreto di idoneità vincolato si ritrovano a contattare più enti, ma ricevono la stessa risposta, che con quei vincoli indicati nel Decreto, l’ente non riesce ad accompagnarli all’incontro con il loro figlio

In questi ultimi anni sto incontrando varie coppie che si ritrovano con un Decreto vincolato, spesso non chiesto da loro e soprattutto che li limita nella loro possibilità di adozione.

Mi sono chiesta come mai accada che le coppie si ritrovino limitate nel loro progetto di adozione. Una risposta che ho provato a darmi è questa: durante lo studio di coppia svolto dai Servizi, viene indagata la loro disponibilità di accoglienza per quanto riguarda i molteplici aspetti peculiari dell’adozione internazionale, in particolare mi riferisco al tema dell’età e a quello dei bisogni sanitari dei bambini.

Generalmente la coppia all’inizio del suo percorso verso l’adozione ha un immaginario che si avvicina al bambino che sognavano nato da loro, ecco che quindi viene espressa un’idea di bambino piccolo e sano.

Con i percorsi di preparazione. La disponibilità delle coppie si amplia

Durante la loro preparazione, molte coppie conoscono meglio la realtà dell’adozione internazionale e le caratteristiche dei bambini che vengono proposti in adozione: dagli approfondimenti che le coppie fanno sulle tematiche adottive spesso la loro disponibilità di accoglienza si amplia, e comprendono la funzione di sussidiarietà dell’adozione internazionale. Inoltre, nel loro percorso di formazione, riescono a cambiare il loro punto di vista: non più soddisfare esclusivamente il loro desiderio di un figlio, ma anche accogliere un bambino in stato di abbandono, bisognoso di una famiglia che lo accolga e lo aiuti a rifiorire.

Cominciano così ad immaginare un figlio non più così piccolo come pensavano all’inizio e comprendono che possa avere dei bisogni specifici che richiederanno la loro attenzione. Purtroppo, spesso questa loro estensione di disponibilità non viene segnalata al Tribunale, che quindi emette un Decreto vincolato, per rispettare un’idea iniziale di un bambino molto piccolo e sano, o comunque che non presenti problemi sanitari che ne possano compromettere l’autonomia in età adulta.

Queste diciture riflettono un’idea espressa inizialmente dalla coppia, o in altri casi è un’indicazione che il Tribunale preferisce inserire nel Decreto di Idoneità.

I decreti vincolati limitano la possibilità di adottare delle coppie

Purtroppo questi vincoli scritti nel Decreto, limitano tantissimo la possibilità di adottare delle coppie, dato che sempre di più in adozione internazionale i vari Paesi propongono in abbinamento bambini in età scolare e special needs: infatti nel 2021 (fonte CAI, dati statistici) l’età media dei bambini adottati in Italia è stata di quasi 7 anni, con un 59% di bambini tra i 5 e i 9 anni, e i bambini considerati special needs rappresentano il 62,5% [In base a quanto indicato dalle Linee guida del Permanent Bureau nell’ambito dei lavori della Conferenza de L’Aja, con adozioni di minori con special needs si intendono, in particolare, le adozioni di bambini che si trovano in situazioni di particolare necessità poiché hanno subito gravi traumi o che presentano problemi di comportamento (bambini che hanno subito gravi maltrattamenti o abusi, bambini iperattivi o con disturbi della condotta più gravi) e/o con incapacità fisiche e mentali di vario genere. A questi si aggiungono anche i minori adottati con fratelli e/o sorelle e i minori adottati di età superiore ai 7 anni].

Considerando dunque questa fotografia di quali possono essere i bambini in stato di abbandono e che hanno bisogno di una famiglia, e ricordando il valore della sussidiarietà dell’adozione internazionale, gli Enti si trovano a dover spiegare alle coppie che è questa la realtà dei bambini e su questo possiamo costruire il loro progetto di adozione.

Come psicologa sento che molte di queste coppie hanno la disponibilità ad accogliere questi bambini, li immaginano già come loro figli, ma i decreti vincolati li limitano nei loro percorsi e anzi spesso non ci sono Paesi dove poterli destinare, per cui vedo la loro delusione e sofferenza. Si ritrovano così a contattare più Enti, ma ricevono la stessa risposta, che con quei vincoli indicati nel Decreto, l’Ente non riesce ad accompagnarli all’incontro con il loro figlio.

Da parte dell’Ente si cerca di accompagnare le coppie a comprendere quanto sia importante accogliere questi bambini, che hanno diritto oltre che il bisogno di una famiglia per poter crescere e rifiorire. Non si può certo garantire come un bambino sarà in età adulta, come evolverà, ma possiamo invece adesso garantirgli una famiglia dove poter ricevere amore e scoprire tutte le sue risorse e potenzialità.

Anna Maria Elisa Rossi – psicologa e psicoterapeuta Ai.Bi.