Adozione in Africa “Ancora adesso consiglio a chiunque di adottare bambini grandi”. Ecco perché.

“Quelle in Africa sono state le tre settimane più belle della nostra vita, con una quotidianità che si creava e il rapporto genitori – figlio che nasceva piano piano, in un residence semplice, ma adeguato a farci da nido in quel periodo di luna di miele a tre”

La storia ha inizio quanto Elisa, oggi madre adottiva, e suo marito erano in cerca della loro nuova abitazione, ancora da coppia ma intenzionata ad allargare la famiglia. “I figli tardavano ad arrivare e il tempo passava – raccontano – ma non abbiamo mai pensato ad altri metodi per diventare genitori se non l’adozione”.
Elisa era più rassegnata e meno ottimista del marito, che, invece: “Ha saputo farmi guardare il bicchiere mezzo pieno”.
“Mentre eravamo alla ricerca della nostra nuova abitazione – prosegue Elisa – ci siamo imbattuti in un appartamento di dimensioni anche troppo ampie per i nostri bisogni e, ragionando ad alta voce, durante la visita, ho detto: “Avremo uno studio per ciascuno”. Ma mio marito mi ha preso la mano e ha sentenziato: “In una cameretta noi ci dobbiamo mettere nostro figlio”.

…e così è stato.

Prosegue il racconto: “Dodici anni fa abbiamo conosciuto Emanuel e abbiamo capito che solo con lui, la nostra casa diventava tale!
Con quella frase, mio marito ha suscitato in me di nuovo il desiderio di diventare madre, che per un po’ si era spento. Lui ci ha sempre creduto e si è dato da fare per tutta la documentazione necessaria, per arrivare il prima possibile da nostro figlio.
Abbiamo conosciuto Emanuel che aveva già compiuto 8 anni, ma ancora adesso consiglio a chiunque di adottare bambini “così grandi” per tutta la consapevolezza e la voglia che hanno di diventare figli!
Il nostro bambino si è presentato a noi, accompagnato dal referente dell’istituto, con “il vestito più bello”, anche se di due taglie più grande e palesemente non suo, ma ci ha fatto sapere solo dopo, nel tempo, che lo ha fatto perché “faceva eleganza” e ci teneva a presentarsi al meglio a mamma e papà”.

Nostro figlio sperava di essere perfetto per noi

“Emanuel voleva dimostrare spavalderia, per apparire il figlio ideale, ma dentro era tutto emozionato e, appena lo abbiamo abbracciato e stretto a noi, è rimasto impietrito, perché non avvezzo a ricevere abbracci. Abbiamo capito di aver esagerato, con la nostra foga caratteriale, il calore meridionale e la gioia del momento.
Il giorno dopo era già meno “immobile” nei nostri confronti. La settimana successiva era lui che veniva a cercarci per ricevere le coccole.
Sono state le tre settimane più belle della nostra vita quelle in Africa, con una quotidianità che si creava e il rapporto genitori – figlio che nasceva piano piano, in un residence semplice, ma adeguato a farci da nido in quel periodo di luna di miele a 3.
Tornati a casa, è stato nostro figlio ad aprire la porta e a pulirsi le scarpe su uno zerbino (fatto produrre apposta da dei parenti) in cui era scritto “benvenuto” nella sua lingua madre.
Sappiamo che ha gradito perché ci ha esibito il sorriso più grande che avessimo mai visto sul suo bel visetto e si è diretto in camera sua, come sapesse dove si trovava, proprio quella che mio marito, a suo tempo, aveva previsto per lui”!

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it

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