Adozione e disabilità. Quando è possibile e come ottenere l’idoneità all’Adozione Internazionale

Le persone con disabilità che desiderano adottare un bambino abbandonato devono dimostrare di essere in grado di provvedere ai suoi bisogni. Vediamo insieme quali sono i criteri per garantire il benessere del minore e il suo diritto alla adozione

Quando si parla di adozione e di problemi fisici o mentali, l’attenzione è sempre rivolta al bambino/a da adottare e difficilmente ci si sofferma sulle problematiche sanitarie degli adottanti, come se i genitori aspiranti all’adozione dovessero essere assolutamente perfetti dal punto di vista fisico e mentale escludendo aprioristicamente dall’adozione coppie o persone con situazioni sanitarie compromesse.

La disabilità degli aspiranti genitori

Un recente articolo ha posto l’attenzione proprio sulla situazione di disabilità in capo ai genitori, sulla genitorialità della persona disabile in ambito adottivo.
L’art. 23 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità garantisce esplicitamente il diritto delle persone con disabilità ad adottare.
In applicazione di tale normativa, la mera condizione di disabilità non può equivalere alla incapacità a essere genitori.
Di fatto la valutazione dell’idoneità fisica in correlazione alla malattia non può essere decisa a priori, ma deve essere valuta in concreto attraverso un’analisi complessiva del contesto sociale: “Può accadere, infatti che una patologia lieve sia vissuta come invalidante e riveli un contesto relazionale nel quale risulti il bisogno della una persona malata di sentirsi vittima e di sentirsi accudita, con scarsi spazi di vitalità, all’oblatività e all’accoglienza; mentre può verificarsi che, in presenza di una patologia piuttosto importante, un malato che abbia una forte personalità, che esprima una notevole carica di vitalità, sia in grado di superare o compensare la riduzione di funzionalità di una parte del corpo o dell’organismo, permettendo così, di escludere che la malattia sia di ostacolo alla capacità di offrire adeguata accoglienza e un bambino abbandonato”.  Così si esprime la dottrina alla quale la giurisprudenza deve adeguarsi valutando da una parte gli atteggiamenti degli aspiranti genitori adottivi e dall’altra parte, le loro percezioni, relazioni e reti sociali.

Provvedere ai bisogni del bambino

In presenza di una disabilità, l’aspirante all’adozione, perché venga considerato idoneo, deve essere in grado spiegare come la sua menomazione non influenzi la sua capacità di provvedere ai bisogni del bambino; con ciò si presume che l’idoneità a fare il genitore e la disabilità siano correlati negativamente e viene gravata la persona con disabilità di confutare questa supposizione.
Le persone disabili devono  spiegare le loro menomazioni per mezzo di relazioni mediche e documenti medici; queste relazioni possono, ovviamente, incoraggiare le assistenti sociali a considerare la disponibilità all’adozione di una persona disabile attraverso la lente del modello medico, cioè a considerare che la menomazione sia un limite per la sua capacità genitoriale.
Le questioni sottese all’argomento sono molteplici e di non facile risoluzione: è compito dello Stato eliminare la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, ma nello stesso tempo è non nell’interesse di figli avere genitori senza disabilità? Quali sono le differenze nella valutazione delle competenze genitoriali della persona disabile sulla responsabilità genitoriale e sulla valutazione dell’idoneità all’adozione?

Il diritto di autodeterminarsi

Non è possibile stabilire una semplice dicotomia tra idoneità/inidoneità genitoriale e competenza/incapacità genitoriale, ma occorre osservare l’impatto che gli stereotipi e i pregiudizi sulla disabilità possono avere nella valutazione della responsabilità genitoriale.
Nel quadro della dichiarazione di idoneità all’adozione si dovrebbe intraprendere una valutazione che consideri non solo la condizione personale di menomazione del genitore, ma anche le capacità della persona di superarle; in questo modo si valuterebbero anche i modi in cui una persona con una disabilità può offrire una visione diversa, ma ugualmente valida della genitorialità. Ciò consentirebbe agli aspiranti genitori adottivi disabili la possibilità di autodeterminarsi, facendo emergere le loro risorse e capacità.
Al contrario oggi sembra ancora prevalere un pregiudizio dei servizi e dei tribunali nel senso dell’inidoneità genitoriale in particolare nel caso di disabilità intellettiva, ma talvolta anche fisica. Tuttavia la disabilità è un elemento dell’identità personale, come tanti altri, di per sé non è fonte di incapacità genitoriale, ma occorre valutare in concreto, anche in rapporto ad altre variabili (quali l’ambiente sociale in cui la persona è inserita) se è fonte di pregiudizio per il possibile figlio adottivo.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it