tribunale di livorno

Adozione e affini. Quella giurisprudenza creativa che sdogana fenomeni sociali in nome del “vuoto normativo”

Un’interessante opinione di Marcello Palmieri su Avvenire. E anche il Santo Padre ha messo in guardia dalla giustizia “creativa”

tribunale di livornoL’incoerenza tra le leggi e la loro applicazione, in termini di maternità surrogata, è abbastanza singolare in Italia. A rilevarlo, recentemente, con un articolo su Avvenire lo scorso 30 novembre, è stato Marcello Palmieri che ha evidenziato comeper la legge 40 del 2004 la maternità surrogata è un reato punito con pene severissime. Ma diversi tribunali hanno assolto coppie che tale pratica avevano commissionato all’estero (rientrando in Italia dopo il parto). Non solo: il nostro ordinamento, prevede una genitorialità o naturale, o adottiva. Invece, con sentenza 162 del 2014, la Corte costituzionale ha rinvenuto nel nostro ordinamento l’esistenza di un ‘diritto incoercibile’ ad avere un figlio, sdoganando così la fecondazione eterologa”.

“E ancora – prosegue Palmieri – l’articolo 44, lettera D, della legge sulle adozioni prevede un meccanismo che doni un contesto familiare a bimbi che non possono (o non riescono) a beneficiare dell’affidamento preadottivo. Ma anche qui diversi tribunali hanno utilizzato la norma per introdurre a vantaggio delle coppie formate da persone di uguale sesso quella stessa ‘stepchild adoption’ discussa e poi eliminata dalla legge del 2016 sulle unioni civili. Fino alla più recente pronuncia della Consulta, la 242 del 2019 depositata una settimana fa: se il diritto alla vita, finora, era sempre stato considerato il presupposto da cui necessariamente dipendevano tutti gli altri diritti tutelati dalla Costituzione, dopo quella pronuncia – ma in casi limitatissimi – da questo bene supremo è stata fatta discendere la possibilità di potersi suicidare con l’aiuto di personale del Servizio sanitario”.

A mettere in guardia dalla “giurisprudenza creativa”, come ha riportato lo stesso Palmieri, anche papa Francesco.Una giurisprudenza – aggiunge Palmieri – che disapplica le leggi esistenti per applicare altre regole ancora non vigenti. Spesso sul presupposto di un preteso ‘vuoto normativo’. E, quasi sempre, con l’obiettivo di sdoganare fenomeni sociali che la legge non prevede, o addirittura vieta. Francesco non si è limitato a condannare genericamente la giurisprudenza creativa. Ha espressamente citato quella fiorita nelle ‘aule di giustizia, in Italia e in tanti ordinamenti democratici’, con ciò sottolineando quanto queste arbitrarie pronunce calpestino un principio cardine come la separazione dei poteri. Tocca al Parlamento approvare le leggi, al Governo metterle in esecuzione, e alla magistratura punire chi le viola. Sempre più spesso, invece, ci siamo trovati innanzi a giudici che queste norme non le hanno applicate ma, invocando una loro necessaria interpretazione, nella sostanza le hanno forzate o distorte, creando con ciò in taluni ambienti un sentire ancora più pericoloso: quello per cui, quando non si condivide una norma basta chiedere ai giudici di superarla. Toccherà al Parlamento prenderne atto”.