Adozione e ricerca delle origini “Ricercarsi sulla rete? Opportunità e rischi”.

“Non nascondete mai ai vostri figli la verità, se avranno dei silenzi dovete farvi aiutare perché diventino momenti di apertura”.

Internet e la ricerca delle origini. Un tema importante e delicato, soprattutto quando si parla di accoglienza adottiva e sul quale è bene che le famiglie siano preparate.

Proprio per questo Ai.Bi, Famiglie per Accoglienza del Piemonte, Amici di don Bosco, Ai.Bi. e AdottiAMO, hanno deciso di organizzare, la scorsa settimana, un webinar dal titolo:  “Ricercarsi sulla rete. Opportunità e rischi”  che ha riscosso molto successo.

A parlarne Marta Casonato, psicologa consulente del Servizio Regionale per le adozioni internazionali della Regione Piemonte.

Riportiamo di seguito alcuni momenti salienti dell’incontro pubblicati sul sito dell’associazione “Famiglie per l’Accoglienza”.

 Chi cerca? 

Il 100% dei figli. Tutti i figli si fanno delle domande. Di solito le donne sono più sensibili all’aspetto autobiografico e alla ricerca di sé.”

Qual è la domanda principale che è condivisa da tutti? “Sono stato dimenticato? 

Sono ancora nella testa di quelle persone, dei miei fratelli, di quelli che si sono presi cura di me nell’istituto? La sensazione di essere rimasto nel cuore e nella testa di qualcuno è una questione potentissima”.

quando cercano?

Nel momento in cui cambia qualcosa nelle loro vite, come in adolescenza, quando si sta per diventare genitori o si inizia una relazione stabile.

Prima dell’avvento di internet il come era stabilito da regole valide ancora oggi: tramite il Tribunale per i minorenni al compimento dei 18 anni con il supporto dei genitori adottivi o a 25 anni anche da soli.

Ma cosa ha comportato per il mondo dell’adozione l’avvento di Internet??

Internet ha introdotto nelle nostre vite tanti strumenti per la condivisione della propria esperienza. In rete ci sono tanti blog per condividere con altri che han vissuto la stessa esperienza adottiva oltre alla ricerca delle origini. Gruppi simili dove porre domande e cercare di capire cosa hanno vissuto gli altri.

E’ un mezzo potente anche per ritrovare dei luoghi, basta digitare l’indirizzo e vederlo dall’alto su maps, ascoltare i suoni di una lingua lontana o vedere documentari sui luoghi e la cultura di provenienza.

I nostri ragazzi sono sempre più connessi, il controllo è impossibile da esercitare, quindi è importante lavorare in maniera preventiva: il figlio deve capire che può chiedere prima a mamma e papà, condividere con loro le sue domande prima di buttarle nella rete e che una volta lanciato il messaggio in rete quello avrà delle conseguenze e non si potrà più tornare indietro.

Ormai i social network sono diventati spazi relazionali importanti per i nostri ragazzi e questo li porta ad avere una esposizione mediatica molto forte. Preferiscono condividere tanto di sé sui social piuttosto che nel rapporto amicale uno a uno.”

Ma la domanda più spiazzante per i genitori presenti è stata: “E voi, che tracce avete lasciato in rete?? ci sono tanti blog, forum, genitori che postano l’immagine dell’incontro col proprio figlio. Anche gli adulti fanno per primi queste cose… E’ preferibile raccontare di meno noi, per abbassare la soglia del rischio anche nei forum e le possibili ricerche esterne.

Bisogna chiedersi sempre “ma come si comunica on-line? Nel tempo di un clic!” La condivisione è immediata, ma i tempi di elaborazione delle domande dei figli, della gestione delle  loro emozioni rispetto a queste domande e della possibile risposta, sono invece molto più lunghi. La rete collega un nodo a una altro nodo, da un contatto si va ad altri contatti su cui poi non c’è controllo. E’ importante quindi interrogarsi profondamente prima di agire perché poi il controllo ci sfugge di mano e le immagini on-line sono molto diverse da quelle reali… e per alcune persone questo gap è molto significativo. Si scoprono grandi fragilità e sofferenze, che subito non avevamo visto e di cui non ci sentiamo di farci carico. Anche non trovare nulla ha un forte impatto, come trovare e essere nuovamente abbandonati.”

“Tutto questo in adolescenza che peso assume? Gli adolescenti sono più portati ad agire che pensare. Sono molto abili e cercano su Internet, ma sono piccoli per digerire l’impatto che possono trovare. Preferiscono parlarne con un amico che con i genitori.

L’importante quindi è che i genitori riflettano in anticipo sulle possibili porte che si possono aprire, lavorare con i figli per informarsi e informarli così che possano agire meglio. In un clima di apertura comunicativa c’è meno scompiglio.

Internet comunque può essere una risorsa se ben gestita, ad esempio per trovare risposte che altrimenti sarebbe stato difficile trovare.”

“Siamo costretti a essere creativi ” dice in conclusione la dottoressa Casonato “è il messaggio che vorrei lasciarvi oggi”

L’incontro, già intenso, si è concluso “col botto” con la testimonianza di uno dei presenti, M. figlio adottivo, e ora aspirante genitore adottivo, che commuove i presenti con la sua storia intensa e anche molto complessa . Confida: “io ho cercato perché volevo sapere perché mi avevano abbandonato e anche perché non mi hanno potuto tenere. La mia è una storia tragica, ma anche eroica citata nei libri di storia. Conoscerla ha aumentato la consapevolezza di me stesso. Non nascondete mai ai vostri figli la verità, se avranno dei silenzi dovete farvi aiutare perché diventino momenti di apertura. Il bambino non può più essere tradito un’altra volta. E’ un errore grande non parlarne. Non siate gelosi di essere custodi della loro origine. La mia ricerca ha riempito i buchi neri che avevo e non riuscivo a trovare il pezzo del puzzle che mi mancava.”