Adozione. Francesco, il bambino con la sindrome di Down che ha portato una gioia immensa nella sua famiglia adottiva

Una mamma racconta la storia dell’adozione di un bambino affetto da sindrome di Down: “La riposta all’appello del Tribunale e l’arrivo di Francesco: ci ha insegnato il valore della diversità e dell’accoglienza”. La storia di una famiglia con “risorse speciali”

“Lei crede che sua moglie ce la possa fare? Lo sa che questi bambini possono più facilmente sviluppare certe malattie?” disse sette anni fa il primario di un noto ospedale lombardo, congedando una coppia con 4 figli al seguito che teneva fra le braccia un neonato con sindrome di Down, partorito e abbandonato in quello stesso ospedale.
“Certo che ce la possiamo fare. Arrivederci”, rispose il padre girando sui tacchi mentre la mamma rimase senza parole per la mancanza di tatto, di riguardo – e aggiungeremmo noi, di umanità –  verso i figli presenti e verso quel neonato così vitale nei suoi 70 giorni di vita.
“Mamma, recitiamo un rosario?” fu la proposta di uno dei fratelli di Francesco.
E meno male, perché una risata liberatoria stemperò quella tensione e quella preoccupazione che si era insinuata tra i bambini.

Una famiglia con risorse speciali

Così comincia la storia di una famiglia con risorse speciali, altro che bisogni speciali, attributo con il quale ormai si qualificano tutte le adozioni e quindi i bambini.
Quattro figli, quattro affidi – alcuni dei quali di lungo periodo – , la famiglia di Francesco, che ha appena spento una torta con 7 candeline, è da sempre una famiglia aperta e accogliente. Maria Elena ed Enrico non avevano mai pensato all’adozione e poi è stato proprio Francesco a far cambiare loro idea.
“Ah che storia buffa! – comincia così a raccontare la mamma – : Avevamo risposto a un appello del tribunale di Milano che cercava con urgenza una famiglia per un bambino con sindrome di Down che avrebbe dovuto subire un intervento al cuore, si chiamava Claudio. E pensavamo appunto si trattasse di un accompagnamento affidatario. In realtà cercavano una coppia adottiva e noi non avevamo l’idoneità né avevamo mai fatto il percorso, per cui pensammo che la questione finisse lì”.
E invece.
Il Tribunale richiama Maria Elena e Enrico per un lungo colloquio, portando in camera di consiglio quel “caso urgente”. Così urgente che avrebbero potuto rimandare da lì a poco il percorso della coppia verso l’idoneità, essendo una famiglia affidataria di lunga esperienza e nota ai Servizi.
“E noi pensavamo si trattasse sempre di Claudio”, ricorda Maria Elena.
La storia continua, così l’équipe psicosociale del Tribunale si presenta a casa un primo pomeriggio di dicembre “per fare un sopralluogo e verificare come si svolgesse il ménage domestico” in famiglia.
Come si poteva vivere in una famiglia in cui i bambini avevano 3 anni e mezzo, 5 , 11 e 13 anni, peraltro a poche settimane dal Natale?
“Non eravamo pronti a un incontro come questo!”, ricorda candidamente  Maria Elena.
E quello che sulla carta doveva essere una pausa caffè si trasforma in un pomeriggio in cui i figli di Maria Elena coinvolsero psicologi, tirocinanti e assistenti sociali in varie attività, dai biscotti di pan di zenzero alla sfilata di vestitini che tutta la famiglia aveva preparato per il piccolo Claudio, di un anno di età.
L’ostensione della tutina da parte della piccola di 5 anni al grido di “Guardate che bella, è per Claudio!” ha fatto crollare tutti i fraintendimenti e le occhiate stranite tra i presenti.

La gioia immensa portata da Francesco

Claudio in realtà era Francesco ovvero un nuovo caso urgente che si era presentato al Tribunale per i minorenni e di mesi ne aveva 2 non 12.
“Ah beh, su due piedi mi sono sentita male, pensavo alle notti e all’allattamento!” aggiunge Maria Elena, memore della sua esperienza, ma il dubbio è stato subito fugato. Tutti si ritrovarono pronti, in quel momento, ad accogliere Francesco che si trovava in ospedale dove era stato partorito in anonimato. Il 6 dicembre di 7 anni fa Francesco entrò in famiglia.
Nostro figlio ha riempito la casa di gioia –  esclama- : era bellissimo già in culla, moro con gli occhi verdi. È sempre stato una gioia all’ennesima potenza, tutto è vissuto al massimo, dai capricci a felicità”.

I mille interessi di Francesco

Francesco oggi ha mille interessi: partecipa a lezioni di baskin (il basket inclusivo) e nuoto, da tre anni frequenta una scuola di musical dove ama cantare e ballare. Quest’anno ha iniziato la prima elementare e tutto sta procedendo bene, con aiuto e sostegno dalla sua grande famiglia e dalla scuola.
“Per tutti noi Francesco è ed è stato una esperienza e una scuola di vita incredibile – dice la mamma – : anche i nostri figli riconoscono la ricchezza enorme generata dalla sua presenza. Oggi gioca a pallone e basket con nostro figlio di 11 anni, con la figlia di 14 ama giocare ai travestimenti, con il 18enne rapper si scatena con la musica mentre lo sport è regno del grande di casa, 20 anni.
Maria Elena e Enrico sono davvero genitori con risorse speciali e contagiose. Il loro motto è “Se puoi pensarlo puoi farlo”.

Gli appelli di adozione del Tribunale di Milano

Quella di Francesco è una bellissima storia di accoglienza. Ma ci sono ancora diversi bambini come lui che stanno aspettando una famiglia che apra loro le braccia e il cuore. QUI gli appelli del Tribunale di Milano.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it