Adozione internazionale. “Noi li stiamo aspettando da mesi e loro… scrivono poesie su di noi”

Come si vive il tempo dell’attesa fra l’abbinamento a un bambino e la partenza? Gli incontri online: “L’emozione vissuta la prima volta che ci si è connessi è indescrivibile.” Il momento più duro: “Ma quando venite a prenderci?”

 Le coppie che vengono accompagnate e sostenute durante il tempo dell’attesa, con una certa regolarità vengono chiamate, per ribadire come procede l’iter, quali passi sono stati fatti e come ci si sta muovendo.
Tutto questo, per trasparenza e correttezza nei loro confronti, che ci affidano un dossier di carte, ma anche di speranze di realizzare presto il loro sogno. Anche per renderli consapevoli di come lavora il paese straniero, per aggiornarli e per aiutarli a sopportare il conto alla rovescia che li divide dall’incontro col proprio figlio.

Prima dell’incontro

Questa volta i bimbi sono due e la coppia ha sempre risposto con velocità e precisione a ogni richiesta di produzione di un nuovo documento, di un nostro aggiornamento sulla loro condizione, da mandare al Paese e anche per preparare i piccoli all’incontro con loro.
Sì, perché l’Autorità centrale della nazione in cui andranno i coniugi, ha informato i bambini che hanno una mamma e un papà in pectore e ha richiesto che siano effettuati colloqui con una certa frequenza (non tanta quanto vorrebbero i novelli genitori, ma si accetta ciò che viene concesso).
Visto che la partenza non è proprio a ridosso, la coppia si collega ogni tot tempo (indicato dal Paese) all’istituto dei bambini, quando l’operatore locale va all’istituto, tramite la tecnologia, che aiuta tantissimo ad avvicinare i cuori, che avrebbero bisogno di calore, ma si accontentano anche del virtuale.
L’emozione vissuta la prima volta che ci si è connessi è indescrivibile.
Erano presenti i genitori entusiasti, io dalla sede, il referente locale che faceva anche da interprete, l’educatore dei minori, un rappresentante dell’Autorità.
Una call un po’ caotica, anche perché la lingua straniera non era masticata da noi italiani e non era l’inglese che poteva aiutarci a comunicare.

La nascita di una nuova famiglia

Da quel giorno, mamma e papà comunicano con costanza ai figli lontani, ancora non tali, per alcuni passaggi mancanti, per ottenere i quali stiamo lottando contro il tempo.
Ma la famiglia si sta creando passo dopo passo, con videochiamate in cui i bambini possono parlare la lingua del cuore e farsi capire perfettamente, con disegni, gesticolando, mostrando loro oggetti per farsi intendere.
Dall’altra parte del mondo, mamma e papà non vedono l’ora che arrivi quel giorno della settimana, per raccontare piccoli aneddoti curiosi, aggiornamenti della loro vita, parlare più approfonditamente di sé e della vita che attende i nuovi figli qui in Italia, dimostrando di aver imparato altri termini e poche frasi (che in settimana si sforzano di studiare) per comprendere al meglio i loro cuccioli, appena arriveranno nella loro nuova casa.
Si scambiano foto che li ritraggono in gesti quotidiani, ma che vogliono condividere perché hanno sempre in mente di fare parte della nuova famiglia, si inviano video fatti in settimana, dove raccontano qualcosa di sé e confidano la grande voglia di abbracciarsi.

Poesie per i nuovi genitori

I bambini leggono poesie che hanno inventato, aventi come soggetto mamma Sara e papà Mario, mostrano braccialetti di fili intrecciati e perline multicolore, fatti appositamente per i genitori, sperando che piacciano. Mostrano disegni in cui ritraggono la nuova famiglia (persino il cane, visto un paio di volte in video, che a suo modo li sta aspettando per giocare insieme) e dove campeggiano cuori e fiori su tutta la pagina, dove i visi sono felici e le mani si tengono strette.
“Non è la stessa cosa, – Confidano i genitori, che sfidano lo scorrere del tempo per arrivare al momento tanto atteso –  ma sfruttiamo al massimo questa occasione che ci è stata donata, di non lasciare scorrere nel nulla questi mesi, ma riempirli di una relazione digitale, che presto si trasformerà nell’abbraccio che agogniamo da moltissimo”.

Una domanda difficile

L’unico momento davvero duro è quando arriva la domanda finale, che ci rivolgono sempre: “Ma quando venite? Quando ci portate a casa con voi”?
A quello proprio non sappiamo rispondere, perché è una domanda che ci poniamo anche noi, quella che ci strazia il cuore e su cui speriamo di poter mettere la parola “fine” al più presto.

Alice Paolin, referente Ai.Bi. Mestre

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it

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