Adozione internazionale. Esercitazione in classe: “Se avessi la macchina del tempo …” 

Cosa può succedere quando in una classe ci sono dei bambini adottati? Ogni riflessione sul passato dei bambini può “scatenare” delle reazioni a sorpresa… che fanno pensare…

È proprio vero, la scuola, dopo la famiglia, è il luogo dove i nostri figli imparano a relazionarsi con il prossimo, a credere in se stessi, a confrontarsi con chi possiede storie differenti alle proprie spalle. In classe si impara a confrontarsi, ad allargare la propria visuale, insomma, in una parola si impara ad accogliere e a rispettare.

Proprio come racconta Maria, una mamma, in una lettera inviata alla redazione di aibinews e che vogliamo condividere con voi.

 

La compagna di classe di mio figlio, che ha 7 anni e mezzo ed è stata adottata in Cina quando aveva 3 anni, in classe, pochi giorni fa ha risposto ad un sollecitazione della maestra che proponeva una riflessione sulla macchina del tempo: “Un famoso scienziato, vincitore del premio Nobel, ha inventato la ‘macchina del tempo‘, entrando nella quale si può andare avanti, verso il futuro o indietro, nel vostro passato: immaginate di entrare… dove vorreste andare e perché?”

Con molta spontaneità ha detto che se lei potesse usarla, andrebbe nel suo Paese di origine per conoscere i suoi “genitori cinesi”.

Questa condivisione con la classe ha prodotto reazioni di vicinanza da parte dei bambini e stimolato empatia nei confronti della sua storia.

Parlare ai minori di adozione, di quale sia il suo significato e di cosa comporti per un bambino essere adottato, è davvero importante sia per il bambino stesso, che in questo modo può “sintonizzarsi” con l’ambiente esterno ed esprimere i suoi vissuti senza troppe paure, sia per i compagni, che possono contribuire naturalmente ad accrescere la cultura dell’accoglienza e della diversità.

Solo conoscersi ci può rendere vicini e ci fa scoprire simili!

Maria