Adozione internazionale. Incontri, accordi, spiragli. Sì, qualcosa si sta muovendo

La CAI manifesta soddisfazione per la recente attività. Ma l’impegno non può fermarsi. Lo chiedono i bimbi abbandonati della Terra

Sì, è proprio vero. Qualcosa si muove nel campo della adozione internazionale. I recenti incontri istituzionali della CAI – Commissione Adozioni Internazionali, gli accordi e le notizie di Paesi che si riaprono dopo anni di chiusura totale danno segnali positivi e di speranza. Un’attività, quella della CAI, che è fondamentale come spiegato anche dalla vicepresidente, Laura Laera, in un’intervista a Vita.

È evidentemente molto importante – ha detto al proposito la dottoressa Laera – se vogliamo andare avanti con l’adozione internazionale. È importante ma ancora non è abbastanza, bisogna proseguire. (…) Occorre proseguire e anche augurarsi che nei Paesi che hanno alle spalle un passato di scarsa trasparenza nelle adozioni, i nodi siano stati risolti. Per questo, per le riaperture, il mio invito è di muoversi con molta cautela”.

Così è arrivato, ad esempio, un accordo bilaterale con la Cambogia, necessaria premessa a una riapertura del Paese asiatico alle adozioni. “L’Italia – ha spiegato ancora Laera nella già menzionata intervista – sarà il primo Paese ad adottare in Cambogia, si tratta di un Paese che riparte dopo una chiusura dovuta a problemi seri, con un nuovo sistema e nuove procedure… dovrà essere considerato come se fosse un Paese nuovo, la cautela è d’obbligo”.

Ma trattative, sebbene in uno stato più embrionale, sono state aperte anche con la Repubblica Democratica del Congo, che ha inviato una propria delegazione ufficiale a Roma proprio per incontrare i vertici della CAI e gli enti autorizzati a operare. “Il Paese – ha spiegato Laera – si è dotato nel 2016 di un nuovo Codice della famiglia che prevede l’istituzione di una autorità centrale per le adozioni internazionali, che però non c’è ancora. Bisognerà anche qui capire quando istituiranno l’autorità centrale e come si potrà lavorare, ci vorrà tempo. Noi abbiamo già predisposto e presentato alla delegazione una prima bozza di accordo bilaterale”.

Oltre a queste notizie c’è anche quella della riapertura alle adozioni della Slovacchia, dopo un accordo, siglato lo scorso 7 maggio, che sblocca una situazione, quella delle pratiche adottive, che con l’Italia era ferma dal 2012. Sempre a maggio in CAI vi è stato un incontro con l’Autorità Centrale del Vietnam, senza dimenticare le richieste per un accordo da parte dell’Ucraina.

Laera ha anche commentato le voci che la vedrebbero pronta a lasciare l’incarico, che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, le ha prolungato fino al 9 maggio 2020. La vicepresidente CAI ha spiegato che continuerà a ricoprire, fino a fine mandato, il suo ruolo gratuitamente, essendo ufficialmente in pensione, come magistrato, dallo scorso 8 giugno.

Un’intesa attività internazionale che, tuttavia, non è soltanto quella della CAI, ma anche degli enti autorizzati, in primo luogo Ai.Bi. – Amici dei Bambini che, solo quest’anno, ha ottenuto l’autorizzazione per la Nigeria, la proroga dell’accreditamento per Perù, Honduras, e Moldova, arrivando così a un parco di 34 Paesi potenzialmente operativi.

La fame di adozioni, nel mondo, non si ferma e, come dimostrano anche le liste di minori dichiarati adottabili recentemente inviate dagli stessi Perù e Moldova, i bimbi e gli adolescenti investiti dal dramma dell’abbandono chiedono (gridando) un impegno costante. Un impegno dal quale non ci si può esimere.