Adozione internazionale: la cenerentola del Governo Letta

05/02/2011 Roma. Assemblea Nazionale del Partito Democratico. Enrico LettaPeggio di una guida debole, c’è solo l’assenza di una guida. Priva di una figura di riferimento chiave e delle risorse economiche minime e necessarie per operare, oggi la vera Cenerentola del governo Letta sembra essere la CAI, che risulta letteralmente abbandonata a stessa.

Caduto nel vuoto il precedente appello di Ai.Bi. per riconfermare il terzo mandato di vicepresidenza a Daniela Bacchetta, oggi l’ente di riferimento per le adozioni internazionali è allo sbando totale. Prima ancora delle idee e di una strategia operativa, mancano i soldi per convocare le riunioni e per invitare le delegazioni estere: la condizione peggiore che si possa immaginare, specialmente in un contesto di piena emergenza abbandono.

Eppure, il governo non prende provvedimenti. Un’inerzia, questa, che si traduce in un sostanziale abbandono, sia dei minori in cerca di famiglia, che delle coppie adottive. Una inattività ancor più colpevole, se si pensa che basterebbero pochi, mirati accorgimenti per rendere più efficace l’azione dell’ente.

In primo luogo, servirebbe una dotazione capace di far fronte agli incarichi: un budget che consentisse ai funzionari di attuare le strategie necessarie all’allargamento della rete di relazioni internazionali e di rafforzare quelle già presenti.

In seconda istanza, alla CAI andrebbe garantita una maggior indipendenza e libertà d’azione. Un obiettivo che potrebbe essere realizzato tramite una modifica del regolamento, che fissasse la durata dell’incarico a due o tre anni, e permettesse di svincolare il ruolo del Vice Presidente dal destino del governo, che – si sa – in Italia fa rima con instabilità.

Da ultimo, l’Autorità Centrale andrebbe snellito, riducendo il numero di membri a un massimo di 5, e ritrasferito sotto la competenza del Ministero per gli Affari Esteri. Una collocazione, questa, che forse sarebbe ontologicamente più corretta, oltre che strategicamente più efficace. In alternativa, si potrebbe ragionare sull’individuazione, in seno alla CAI, di un Ambasciatore a tempo pieno, cui affidare la delega sulle Ambasciate estere.

In un modo o nell’altro, qualcosa va fatto. E al più presto. La CAI rischia infatti di allontanarsi dalle esigenze delle coppie adottive e di tanti bambini che chiedono solo di avere una famiglia.

Quelle appena proposte sono poche, ma concrete idee, che si spera non rimbalzeranno – ancora una volta – contro il muro dell’indifferenza istituzionale.