Adozione. Non avere una stanzetta dedicata al bambino in arrivo può essere un problema per i servizi sociali?

Se spesso la condivisione di uno spazio nuovo e sconosciuto con un pari età può essere sentito come tranquillizzante per chi arriva, a volte invece può essere fonte di ulteriore stress

Buongiorno!

Siamo Rachele e Nicola e abbiamo da poco intrapreso il percorso per l’adozione; con nostro figlio, Ettore, di 11 anni, desideriamo ampliare la famiglia.

Noi abbiamo una casa di proprietà, comoda e ben servita, ma non è enorme e, oltre alla nostra camera da letto, c’è quella di Ettore che dovrebbe essere anche quella del bambino/a che verrà. Ci chiedevamo … ma non è che i Servizi Sociali non approvino? Non avere lo spazio per ospitare il bimbo in arrivo in una stanza a lui dedicata può essere un problema?

Grazie mille dell’aiuto che vorrete darci.

Carissimi Rachele e Nicola,

al comma 2 dell’art. 6 della legge 4 maggio 1983, n. 184 si può leggere: “I coniugi devono essere affettivamente  idonei  e  capaci  di educare, istruire e mantenere i minori che intendano adottare”

La legge italiana dice solo questo e non stabilisce un reddito minimo per presentare domanda di adozione.

Diverso potrebbe essere nelle adozioni internazionali dove alcuni Paesi impongono alle coppie precisi requisiti reddituali.

È in ogni caso importante provare che si possono concretamente garantire le fondamentali esigenze di vita di un minore. D’altra parte, sebbene agli aspiranti genitori si richiedano requisiti ulteriori e ben più importanti di una solida situazione economica, che in sé non garantisce affatto l’accoglimento della domanda di adozione, non preoccuparsi di come assicurare il fabbisogno di un figlio potrebbe essere letto come indice di scarsa consapevolezza e senso di responsabilità. Pertanto, pur in assenza di formali preclusioni, in presenza di condizioni reddituali effettivamente difficili, può essere più complesso, sebbene non impossibile, riuscire ad adottare. In siffatti casi potranno incidere positivamente sulla valutazione elementi quali, a titolo di esempio, le risorse della famiglia allargata, le future prospettive di impiego, gli eventuali risparmi della coppia ….

Detto questo, da quanto scrivete, non mi sembra vi siano nella vostra famiglia importanti difficoltà economiche, ma solo la mancanza di una stanza.

In linea teorica non dovrebbe scandalizzare nessuno! Quanti sono i fratelli che condividono la cameretta anche fino a età avanzata?! Sia in Italia che all’estero la condivisione degli spazi è una naturale e normalissima consuetudine.

Alla teoria però si contrappone a volte la pratica. Vi sono Paesi che “fanno storie” se la cameretta è una sola. Innanzitutto, per una questione di sesso; se avete già un maschietto e arriva una femminuccia? Potrebbero esserci problemi? Per qualcuno sì.

A volte la situazione esperienziale del nuovo arrivato, che sia femmina o maschio, è particolarmente faticosa o traumatica o addirittura portatrice di un qualche rischio per chi c’è già. Avere due stanze può aiutare a non “rischiare” troppo.

Se spesso la condivisione di uno spazio nuovo e sconosciuto con un pari età può essere sentito come tranquillizzante per chi arriva, a volte invece può essere fonte di ulteriore stress.

Questi e altri sono i motivi per cui la risposta alla vostra domanda non può essere no in assoluto.

C’è da dire che con qualche spostamento di muro o con una semplice libreria separatoria si possono fare miracoli!

In bocca al lupo

Cristina Legnani – Ufficio Adozioni Internazionali Ai.Bi.