Adozione: una famiglia con una marcia in più, che ha saputo moltiplicare l’accoglienza

Un progetto nato con un’adozione in Albania che oggi prosegue con Fondazione Fracta Limina, che agisce e pensa al futuro delle persone con autismo

Alice è a Torino e studia medicina. Margherita studia lettere e comunicazione. Mario ha la passione per la bicicletta, il basket e per le polo di un noto stilista americano che, è doveroso ammettere, indossa con molta eleganza. Mamma e papà hanno giornate, in apparenza, come quelle di molti, tra lavoro e impegni domestici. Eppure, il racconto di oggi ci porta a conoscere una famiglia con una marcia in più: è forte di un amore e di una unione non comune, ha saputo moltiplicare l’accoglienza nel corso di circa vent’anni. Tutto è iniziato con il progetto di una famiglia ampia e accogliente, con una adozione in Albania e oggi prosegue con Fondazione Fracta Limina, che agisce e pensa al futuro delle persone con autismo.

 “L’adozione è stata per noi, fin da subito, una bella rivoluzione e insieme una sfida che abbiamo raccolto, perché a Mario era stato diagnosticato fin da subito il suo autismo. Nessuna sorpresa, insomma, piuttosto una scelta consapevole. Già dalla prima visita in Albania era qualcosa di facilmente identificabile e la diagnosi fu poi confermata dai medici al nostro rientro in Italia”.

Cristina e suo marito Alberto partono da qui, dal racconto che ricorda il loro viaggio di genitori, dall’incontro con un bambino di due anni in un paese, l’Albania, che per Ai.Bi. era di fresca apertura alle adozioni internazionali.

“È stato amore a prima vista”

 “Ci siamo trovati subito in sintonia con la filosofia Ai.Bi.: si accoglie un bambino, punto”. Tutto il resto viene dopo ed è comunque secondario all’amore incondizionato di qualsiasi genitore verso il proprio figlio.

“Se ci penso siamo stati anche un po’ matti! – dice Cristina ridendo – Alice aveva 5 anni, Margherita 7 e noi ce li siamo portati in Albania in anni in cui la situazione era complicata: molte zone del Paese, militarizzate, non erano raggiunte dall’elettricità, perciò durante il secondo viaggio, quando abbiamo portato a casa Mario, io ero rimasta a Tirana in albergo con le bambine e Alberto da solo era andato a prendere Mario in quel paesino in montagna. Mario era bellissimo e così piccolo, aveva due anni e poco più ma sembrava di un anno, a malapena si reggeva in piedi. È stato amore a prima vista e dedizione assoluta da parte di tutti noi, comprese le nostre figlie”.

Una famiglia “Accogliente”

Il progetto adottivo di Cristina e Alberto era già chiaro fin dagli anni del matrimonio: la loro famiglia avrebbe accolto figli naturali e adottivi.

E pur rappresentando, l’accoglienza di Mario, una sfida non da poco nella quotidianità, non ha fermato l’intraprendenza e la voglia di aprirsi al mondo.

La prima via di relazione con Mario, che non si faceva toccare, fu la musica e nel tempo, la dedizione e la presenza costante della famiglia portò Mario ad amare lo sport e ad accettare l’aiuto domestico che Cristina e Alberto non hanno mai rifiutato.

“Abbiamo sempre avuto per casa ragazzi giovani e forti in tutti questi anni – racconta il papà – le persone con autismo hanno poca autonomia di gestione di sé; l’autismo è uno solo ma lo spettro è ampio, a secondo delle disfunzioni e quindi chi sta loro vicino deve aiutare a preservare il loro fragile equilibrio in ogni momento della giornata”.

Ecco, quindi, che la vita intensa di questa famiglia si è intrecciata negli anni a quella di altri ragazzi come Mario, che affrontano l’oggi ma costruiscono già il domani.

“Mario e i suoi compagni hanno bisogno di fare cose che a loro vanno bene. È vero che si concentrano su una sola cosa e non amano che si spezzino le routine, eppure con Mario abbiamo sperimentato anche questo. Rompiamo la sua routine – ad esempio se si va in vacanza – ma siamo attenti a costruire insieme una nuova routine piacevole. E lui è felice”.

Spezzare i confini

 Oggi la Fondazione Fracta Limina (Spezzare i confini), creata nel 2018, è in pieno fermento e progettazione con il progetto Icaro: nascerà a Melegnano, a sud di Milano, in uno spazio adeguato, un centro sperimentale, che dovrà accogliere 15 ragazzi e includerà ambulatori, spazi residenziali e per lo sport, giardini. Icaro sarà aperto alla cittadinanza e dovrà quindi interagire con vari soggetti del territorio – le associazioni come Ai.Bi., i commercianti e servizi esistenti, gli oratori.

“Abbiamo pensato di unirci, di fare qualcosa insieme. Così noi e altri genitori di ragazzi con autismo, pensando al cosiddetto ‘dopo di noi’, abbiamo creato la Fondazione che comprende anche la cooperativa dei bravissimi educatori Fabula onlus – concludono Cristina e Alberto- Servono infatti persone competenti per ‘gestire’ le persone con autismo fuori casa e se questo funziona, anche noi in famiglia potremo beneficiarne. Siamo consapevoli che i nostri figli avranno sempre bisogno di assistenza, ma sappiamo anche che hanno bisogno di luoghi e persone che sappiano gestire la loro fragilità, in un contesto sicuro”.

Per chi volesse conoscere questo progetto: www.fractalimina.it