Adozioni: boom di bimbi cinesi e mancanza di famiglie

La Cina potrebbe diventare il primo paese di origine di bambini adottati in Italia. Dalla prima adozione, arrivata nel marzo 2009, hanno trovato una famiglia italiana già un centinaio di bimbi provenienti dal grande paese asiatico. Questi i primi risultati dell’accordo accordo bilaterale in tema di adozioni stipulato tra il “Celeste impero” e l’Italia.

«Sono cifre importanti, molto buone» nel panorama delle adozioni internazionali, dicono concordemente i tre enti italiani autorizzati in Cina (Aibi, Ciai, Cifa onlus) che contano, al momento, circa 250 coppie in attesa di figli adottivi dalla Cina.

In Cina per le adozioni internazionali  è possibile perseguire due strade. Il canale standard prevede tempi di attesa  lunghi, circa tre anni. Attraverso il canale dei bambini “special needs” (bisogni speciali), in cui sono inseriti bambini grandicelli, da 7 o 8 anni in su, o con patologie e problemi di salute, i tempi di attesa si accorciano notevolmente: circa 6-8 mesi.

I bambini “special needs” sono bambini in età scolare, in gran parte con patologie non gravi e superabili; ad esempio sono nati col labbro leporino o con malattie reversibili.

Dalle coppie italiane, anche opportunamente selezionate e preparate, la disponibilità ad accogliere anche un bambino con qualche problema non è un ostacolo. Gli enti sono convinti che una volta arrivati a regime, dopo i primi tre anni, il numero di bambini cinesi che diventeranno italiani potrebbe essere di tutto rispetto e concorrere con Paesi come la Colombia o l’Ucraina, che al momento rientrano fra quelli da cui proviene il maggior numero di bambini adottati.

Secondo Graziella Teti del CIAI «la Cina è il Paese che permette il maggior numero di adozioni, circa 3.500 l’anno. Per questo c’è un grande affollamento di richieste e lunghe liste di attesa. E a regime, sempre secondo le associazioni, i numeri aumenteranno in modo considerevole. Anche se per arrivare, a regime, ci vuole tempo: «In questi giorni – ha osservato a questo proposito Monica Colombo, responsabile adozioni dell’AiBi – sappiamo dal Centro cinese adozioni che stanno abbinando bambini a pratiche inoltrate nel maggio 2006. Per il momento il numero di bambini adottati in Italia è molto buono ma è migliorabile.

La Cina potrebbe diventare il primo Paese di origine di bambini adottati in Italia. Anche le procedure sono buone, sono di tipo amministrativo e non giudiziario, le coppie restano là solo 18-20 giorni». i costi rimangono alti. Oltre alle spese di viaggio, alloggio e vitto, vengono chiesti fino a 9-10mila euro per i complessi spostamenti interni.

Nonostante la disponibilità di bambini cinesi con bisogni speciali, rimane una scarsa disponibilità di famiglie disposte ad accoglierli. Le coppie italiane che si sono aperte all’accoglienza di un bambino cinese special needs infatti ancora poche.

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