Adozioni Internazionali. Utero in affitto reato universale e ripresa delle relazioni con i Paesi: la ricetta di Giovanardi per le ripresa

L’ex Presidente della CAI Carlo Giovanardi riprende il dibattito sulla crisi delle adozioni internazionali indicando la strada da seguire: lotta senza confini all’utero in affitto e ripresa del “lavoro certosino di relazione con i tanti Paesi del mondo che hanno bambini da adottare”

Prosegue, sul sito formiche.net, il dibattito intorno alle adozioni internazionali iniziato con la lettera che la psicoterapeuta e scrittrice Maria Rita Parsi e il consigliere parlamentare Luigi Tivelli hanno scritto al Governo sollecitando un intervento sul tema per cercare di migliorare una situazione che ormai da anni vede un calo drammatico e apparentemente irreversibile delle adozioni in Italia.

La “ricetta” dell’ex Presidente della CAI Carlo Giovanardi

Alla lettera aperta ha risposto Carlo Giovanardi, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla famiglia e, soprattutto, ex presidente della Commissione adozioni internazionali dal 2008 al 2011, suggerendo le modalità con le quali, secondo lui, bisognerebbe intervenire sulla questione.
Giovanardi ricorda come alla fine del suo incarico si era raggiungo un numero record di adozioni, grazie, soprattutto, al grande lavoro della vicepresidente CAI Daniela Bacchetta e la dirigente generale Maria Teresa Vinci che erano state in grado di mantenere relazioni costanti e personali con le autorità che nei Paesi di provenienza dei minori gestiscono le adozioni internazionali. Un grosso lavoro che prevedeva missioni all’estero e incontri bilaterali in Italia.
Nello stesso tempo, Giovanardi sottolinea l’utilità delle periodiche ricognizioni, “interminabili ma istruttive” con gli enti autorizzati all’Adozione Internazionale per ascoltare i loro problemi e le loro esigenze.
Da allora – scrive l’ex Ministro – la CAI è stata “abbandonata a se stessa dai governi successivi, sia sul fronte dei rapporti con i Paesi di origine sia nel (mancato) dialogo con gli enti italiani che si occupano di adozioni”.
Ma questo non basta a giustificare la gravità della crisi.

Rendere l’utero in affitto un reato universale

L’altro elemento che Giovanardi sottolinea è la diffusione della pratica, formalmente vietata in Italia, ma non in altri Paesi all’estero, dell’utero in affitto. Rendere tale azione un “reato universale” potrebbe “mettere un argine a questa deriva di sfruttamento dei ricchi nei confronti di chi per sopravvivere deve purtroppo anche accettare di fare gestazioni per altri”.
A questo punto Giovanardi risponde, preventivamente, alle possibili critiche di chi chiede perché, vista la crisi, non aprire le adozioni anche alle coppie omosessuali. “La prima risposta è perché i Paesi di origine non ne vogliono sapere, a cominciare dalla Russia e dalla Cina, che pretendono coppie etero regolarmente sposate. La seconda è perché nel mondo di bambini da dare in affidamento temporaneo ce ne sono tanti ma adottabili molto meno e tanti Paesi per ragioni politiche non consentono l’adozione internazionale: per ogni bambino adottabile c’è pertanto una fila di coppie italiane in attesa che non si vede per quale motivo debba essere scavalcata da una coppia omosessuale. Questo per un semplice motivo: a un bambino, che ha già avuto la sfortuna di perdere o non conoscere i genitori naturali, non si può negare il diritto di avere un nuovo padre e una nuova madre adottivi”.
Solo così, conclude Giovanardi, rendendo l’utero in affitto un reato universale e riprendendo “un lavoro certosino di relazione con i tanti Paesi del mondo che hanno bambini da adottare”, semplificando al massimo le procedure per le coppie, si può sperare di ridare slancio alle adozioni internazionali.