Adozioni internazionali: in 1 caso su 6 si tratta di un bambino con “bisogni speciali”

cina SNL’accoglienza di bambini con “bisogni speciali” si delinea sempre più come il nuovo volto dell’adozione internazionale; lo conferma il Rapporto statistico recentemente pubblicato dalla Commissione per le Adozioni Internazionali(CAI).

Un bambino su sei (561 su 3.964), tra quelli adottati nel 2009, è un minore con “bisogni speciali”.

Gli “special needs” riguardano coppie di fratelli, bambini grandicelli, bambini con particolari problemi sanitari e psichici. Su questi ultimi si è concentrata l’analisi della CAI. La quasi totalità arriva dall’Europa (476), mentre 38 sono stati adottati dall’Asia, 35 dall’America Latina, 12 dall’Africa.

Le diagnosi sono abbastanza omogenee per territorio di provenienza: i minori dell’Est Europa presentano in percentuale preponderante la prognosi di “ritardo psicologico o psicomotorio”. La CAI però precisa che “tale diagnosi di per sé non è significativa in quanto utilizzata, per la sua genericità, anche per descrivere le conseguenze di una precoce e, a volte, lunga istituzionalizzazione”.

Le diagnosi mediche provengono prevalentemente da Ucraina e Federazione Russa, ovvero i Paesi da cui arriva il maggior numero di minori in Italia. Qui i minori adottabili vengono assistiti fin da piccoli negli orfanotrofi, strutture spesso sovraffollate e in cui i bambini non possono ricevere le attenzioni di cui hanno bisogno.

I minori provenienti da Paesi africani, invece, quali l’Etiopia, o da Paesi sudamericani, quali la Colombia, presentano invece diagnosi di patologia attinente lo stato di nutrizione generale e le conseguenti carenze.

La difficoltà consiste, come rivela la CAI, nel decodificare diagnosi non corrette sul piano formale e attinenti essenzialmente ad una dimensione sintomatica(si descrive la sintomatologia piuttosto che la diagnosi sintetica codificata secondo i nomenclatori internazionali).

L’adozione internazionale rimane l’unica possibilità per dare una famiglia a questi bambini, fallita la strada dell’accoglienza nel loro Paese. E’ talmente importante per questi bambini trovare una famiglia che il più autorevole organismo sovranazionale in materia di adozioni (la Conferenza de l’Aja) ha definito per la prima volta, lo scorso luglio, la categoria di bambino con bisogni speciali nel documento “Buone prassi per l’applicazione della Conferenza dell’Aja”.