Adozioni internazionali, Melita Cavallo: «Il crollo delle idoneità? Un dato positivo»

Per Melita Cavallo, presidente del Tribunale dei Minori di Roma, la crisi delle adozioni internazionali e il crollo delle idoneità sono attribuibili al fatto che le coppie «aprono gli occhi sulla realtà dell’adozione». In linea con quanto ha già dichiarato Daniela Bacchetta, vicepresidente della Commissione per le Adozioni Internazionali, Cavallo risponde: «Bacchetta ha ragione. Non dimentichiamo che i bambini adottabili diventano sempre più grandi e che entrano in Italia bambini dalla salute sempre più problematica. Quando invece nel nostro Paese abbiamo minori dai 10 ai 15 anni nelle strutture d’accoglienza che chiedono una famiglia: è inutile allora che le coppie vadano ad adottare bambini venuti da così lontano».

Dopo le esternazioni di Pasquale Andria, presidente del Tribunale per i minorenni di Salerno, risulta interessante la posizione che anche Cavallo svela sull’idoneità amministrativa, cioè l’idoneità emessa non dai Tribunali bensì dagli Enti Autorizzati e dai Servizi locali. «L’idoneità amministrativa potrebbe bastare, come accade in tutti i Paesi del mondo, purché però si arrivi alla consapevolezza del livello di capacità reale, di competenza e di professionalità dei servizi locali».

Presidente Cavallo, l’analisi degli ultimi dati diffusi dalla CAI parlano di un calo del 49% nell’emissione dell’idoneità in tutta Italia.
«Addirittura. Non avevo registrato un calo così vertiginoso. Non è comunque un dato negativo a mio parere: sottolinea, come dicevo, una maggiore responsabilità con la quale le coppie si stanno avvicinando all’adozione internazionale. Inoltre abbiamo dei casi di restituzione di minori dati in adozione che dovrebbero invitare alla severità. Ho avuto 25 bambini restituiti al tribunale da 3 anni che mi trovo qui. Queste realtà ci rattristano molto».

Qual è la sua analisi sull’attuale crisi dell’adozione?
«Questo spiacevole momento di crisi economica influisce molto sulle famiglie e contribuisce a porre un freno ai loro progetti. Teniamo conto che aumentano i casi di coppie che valutano di sottoporsi alla fecondazione eterologa, arrivando a sostenere viaggi all’estero per praticare l’intervento. Viaggi che hanno dei costi: avvicinarsi all’adozione internazionale dopo queste spese non è semplice».

Il Tribunale dei Minori di Roma è solito introdurre delle limitazioni nei decreti di idoneità. Eppure non sono previste dalla legge…
«Ci sono bambini con un vissuto problematico e violento che non può essere ignorato. Come ad esempio un bimbo vietnamita che dopo alcuni mesi è stato restituito qui in tribunale: era il caso di un minore che non appena gli facevi un rimbrotto era abituato a tirare fuori il coltello. Caso concluso con una madre a cui è stato distorto un polso. C’è stato il caso di un bambino che non riusciva a spezzare i legami creati con educatori ed educatrici delle strutture di accoglienza.
L’età dei minori adottabili aumenta, poi: piuttosto che consegnare bambini grandi, che richiedono ai genitori notevoli forze ed energie, preferiamo stabilire un limite di età. Ci attestiamo sugli 8 anni».

Lo scorso mese a Milano ha fatto scalpore il caso di una coppia ritenuta non idonea ad adottare dall’estero per via del figlio disabile. Lei cosa ne pensa?
«Confesso che sono rimasta perplessa su quella sentenza. Anche perché un bambino epilettico non può influenzare più di tanto la vita di un secondo figlio arrivato con un’adozione internazionale; tenuto conto del fatto che certe malattie sono sottoponibili a terapia e sono perfettamente controllabili. No, a pensarci io non avrei dato quella limitazione».