carta dei figli

Affido condiviso. I padri separati non possono essere lasciati soli

Griffini (Ai.Bi.): “Appello al Ministro Bonetti: tenga conto dell’interesse che deve prevalere. Che è sempre quello del bambino”

carta dei figliCon il ddl Pillon, che il nuovo ministro della Famiglia, Elena Bonetti, vuole tenere “chiuso in un cassetto” rischia di finire in soffitta anche il concetto di affido condiviso. E questo è un problema, perché, come spiega su Avvenire il giornalista Luciano Moia, in Italia, tra tante norme che avrebbero bisogno di un tagliando, ce n’è una sull’affido condiviso che tocca da vicino il bene relazionale più prezioso, quello familiare. Anzi, quello della famiglia già ferita dalla disgregazione e che quindi dovrebbe disporre di un accompagnamento, anche legislativo, finalizzato a salvaguardare per quanto possibile l’impegno di cura e il valore educativo nei confronti dei figli”.

“La legge 54 del 2006, quella attualmente in vigore – prosegue Moia – grazie soprattutto all’impegno dell’associazionismo familiare, aveva segnato una svolta culturale importante, affermando che si rimane genitori per sempre e si ha il diritto-dovere di educare in due. Principio decisivo che però, nella maggior parte dei tribunali italiani, è rimasto nel codice delle buone intenzioni (…). Capita così che l’affido condiviso, ormai applicato alla maggior parte delle cause di separazioni in presenza di figli minori, rimanga solo un auspicio formale e apra la strada a battaglie giudiziarie infinite e inutili, costose e dilanianti, in cui alla fine perdono tutti. I figli, innanzitutto, ma anche i genitori, per lo stato di conflitto permanente che alimenta l’odio reciproco e quindi un malessere costante che si ripercuote su relazioni, salute e lavoro. La sorte peggiore tocca statisticamente ai padri, esclusi dal dovere di educare i propri figli.(…) Pensare di risolvere tutto rovesciando i termini della questione per penalizzare le madri (…) non avrebbe prodotto buoni frutti.(…) L’auspicio ora è che la ministra Elena Bonetti, lasciando “nel cassetto” quella proposta come ha dichiarato di voler fare, si attivi subito per arrivare a una norma più equilibrata e rispettosa, in grado di assicurare elementi certi, tali per cui entrambi i genitori siano posti nelle condizioni di condividere davvero la responsabilità educativa(…). Per questo serve una legge finalizzata, per quanto possibile, a recuperare certezze, stabilità, continuità di cura, serenità e sorrisi. Anche quando si ammanta di propositi educativi e di buoni principi, nella stanza dei bambini non c’è posto per l’ideologia”.

A Moia fa eco il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini.I bambini figli di genitori separati – spiega – non possono vivere come orfani di un genitore, il padre, solo perché così è orientato il contesto ideologico prevalente. E diciamo ideologico perché è inutile utilizzare finzioni sceniche, di questo si tratta. Al ministro Bonetti chiediamo dunque di tenere conto dell’interesse che deve assolutamente prevalere. Che non è quello dell’uno o dell’altro genitore, ma sempre e comunque quello del bambino”.