Affido. Una domanda per nulla scontata: “Affidatari si nasce o si diventa?”

La testimonianza di Marilena e Sandro: “Si può iniziare dalle forme più leggere, come abbiamo fatto noi. Poi piano si scopre che l’affido è meraviglioso: ci basta vedere Anna sorridere che lo rifaremmo altre cento volte”

 Affidatari si nasce o si diventa? lo abbiamo chiesto a una coppia che oggi collabora alla realizzazione di corsi e incontri formativi all’affido e che sono testimoni di come questo sistema di protezione possa letteralmente salvare la vita di bambini e adolescenti che provengono da famiglie disgregate o in condizione di grave fragilità.

Marilena e suo marito Sandro non hanno figli. Prima della specifica formazione, avevano avuto esperienze di affido nella formula part time.

Era un affido consensuale (cioè disposto dai Servizi sociali in accordo con la famiglia, ndr) e ci siamo occupati di una bambina da venerdì a domenica. Aveva 9 mesi e siamo andati avanti fino ai suoi 3 e mezzo di età”, racconta Sandro.

Affido. L’importanza della formazione

Questa prima avventura da affidatari ha spinto poi la coppia ad approfondire e quindi a seguire il percorso proposto da Ai.Bi.

Abbiamo fatto conoscenza con Ai.Bi. e le persone che si dedicano all’affido sei anni fa, partecipando a un corso ad Affori. Un momento formativo interessante e stimolante, da cui siamo usciti convinti di andare avanti, per quanto consci delle difficoltà che l’affido prevede. Avevamo compreso fin da subito l’entità dell’impegno per noi, ma anche la nostra disponibilità, ovvero quella di accogliere un minore a tempo pieno. Al termine della formazione, era aprile, avevamo offerto disponibilità per bambini piccoli, vista la nostra pregressa esperienza – aggiunge Marilena –A settembre ci chiamarono e ci proposero di accogliere una bambina di 7 anni appena compiuti”.

Può in effetti accadere, sia per le coppie affidatarie che per quelle adottive che, quando la disponibilità sia ampia e la preparazione buona, si possa essere coinvolti in progetti più sfidanti delle aspettative, proprio perché esistono le risorse per superare eventuali scogli.

Ci è stata illustrata la situazione nel dettaglio, con la possibilità di riflettere per un paio di giorni – ricordano Marilena e Sandro – Ci spaventava, inizialmente, la storia complessa della bambina, la famiglia di origine “ingombrante” e numerosa. Tuttavia, una volta tornati a casa, ne abbiamo parlato poco e abbiamo accettato la proposta di accoglienza”.

Affido: l’avventura più importante della nostra vita

E così è iniziata l’avventura più importante nella vita di Marilena e Sandro: il giorno per giorno accanto a una bambina – la chiameremo Anna – che ha sofferto le relazioni familiari, incontri ‘protetti’ in spazio neutro, come si dice in gergo, con la famiglia di origine e i Servizi sociali, la fatica di ricucire con pazienza e amore, ogni giorno, quelle ferite abbandoniche che si riaprivano. 

 Gli anni sono passati e gli affidi rinnovati di due anni in due anni perché non sussistevano le condizioni per un rientro nella sua famiglia biologica – dicono gli affidatari – inoltre Anna, man mano che passava il tempo, faticava sempre di più a recarsi nello spazio neutro per tentare di relazionarsi con persone che, di fatto, dimostravano di non essere in grado di occuparsi di lei da genitori”. 

 Così l’affido di Anna, nel suo interesse, è divenuto un affido a lungo termine.

 Anna ha un carattere bellissimo, oggi è felice e serena, possiamo dire che si gode la vita: ha amici, frequenta il gruppo della pallavolo, si fa voler bene da tutti.”

Questa è la loro storia, altre si concludono diversamentecome l’affido prevede: dopo un passaggio in una famiglia affidataria, il minore rientra nella sua famiglia che nel frattempo deve aver dimostrato di essere capace e responsabile di educare, crescere e amare.

Non per questo Marilena e Sandro hanno interrotto il loro impegno verso questa bellissima e coinvolgente forma di protezione di minori in difficoltà familiare.

Ogni mese partecipiamo o conduciamo incontri per famiglie già affidatarie o aspiranti, e anche nel periodo della pandemia ci siamo organizzati con eventi online, in modo da non perdere i contatti – aggiungono – Di recente abbiamo organizzato, proprio nella sede Ai.Bi., un pic nic: sono momenti piacevoli, di sfogo per le famiglie che hanno bisogno di confrontarsi e sostenersi a vicenda”.

 Alle coppie che vogliono formarsi all’affido, dicono che “per i bambini essere appesi a un filo fa male, non si hanno certezze, tutto è precario. I primi due anni di Anna, ogni volta che si andava allo spazio neutro era dolore e sofferenza e la bambina non si dava pace. Capiva che non c’era possibilità con ‘quegli’ adulti di essere amata e cresciuta. È una consapevolezza che è cresciuta nel tempo, ma davvero è stata dura. Però l’affido e la famiglia hanno curato le ferite e questo può accadere anche per i bambini che invece hanno possibilità di tornare nel loro nucleo familiare di origine”.

Marilena conclude che mai come oggi “servono famiglie disponibili all’affido, anche nelle forme leggere, come abbiamo iniziato noi. L’affido è meraviglioso: ci basta vedere Anna o altri bambini sorridere che lo rifaremmo cento volte”.

 Chi volesse maggiori informazioni sull’affido o partecipare ad uno degli incontri informativi e formativi di gruppo organizzati da Ai.Bi. può farlo alla pagina dedicata QUI