Afghanistan e Siria, due destini paralleli ma dalla risonanza opposta

Di quanto successo in Afghanistan si è parlato a lungo e ancora se ne parla. Della Siria, il mondo pare essersi dimenticato. Anche in occasione del recente massacro di Ariha. Ma Ai.Bi. continua a essere presente per aiutare famiglie e bambini

Ci sono zone del mondo accomunate, purtroppo, da situazioni di guerra, povertà e morte. Di qualcuna di queste si parla con grande enfasi, di altre si tace, nonostante gli anni interminabili di conflitto e le milioni di persone morte e sfollate.

La Siria dimenticata: il massacro di Ariha

Dell’Afghanistan, per esempio, si è parlato a lungo, giustamente, dopo il ritorno dei Talebani e il ritiro definitivo degli Stati Uniti dal Paese.
Della Siria, invece, non si parla quasi mai. Anche quando accadono fatti che dovrebbero avere grande risonanza per la loro drammaticità. Come successo il 20 ottobre, quando nella città di Ariha, alla periferia sud di Idlib, è avvenuto il più grande massacro dal marzo 2020, che ha ucciso 11 persone, tra le quali 4 bambini, proprio mentre i rappresentanti del regime stavano partecipando all’ultimo round di riunioni del Comitato Costituzionale. Un massacro che incarna la politica del regime siriano, ‘negoziato’ con il terrore, l’uccisione e la sparizione forzata.
L’attentato è avvenuto nella popolosa città di Ariha,: un’altra chiara indicazione dell’indifferenza del regime siriano agli accordi che potrebbero derivare da questi incontri.
A riportare dell’attacco è il rapporto della Rete siriana per i diritti umani (SNHR), che fa anche riferimento alle dichiarazioni di condanna emesse da organizzazioni internazionali e organismi per i diritti umani. Come rivela il rapporto, la mattina di mercoledì 20 ottobre 2021, intorno alle 08:01, le forze di artiglieria del regime siriano hanno iniziato a bombardare la città. Il bombardamento è durato una decina di minuti, durante i quali dieci proiettili sono caduti su zone separate del centro cittadino, provocando la morte di 11 civili, tra cui quattro bambini e una donna (un’insegnante), e il ferimento di una trentina di altri, oltre a provocare danni a quattro strutture civili vitali.

L’Adozione a Distanza per “l’altro mio figlio” in Siria

L’evento, come detto, non ha avuto alcuna risonanza sui media italiani. Ma Ai.Bi. non può tacere: perché in Siria è impegnata in prima persona da diversi anni, fedele alla sua missione di essere presente laddove ci sia un bambino abbandonato e una famiglia in difficoltà.
Chiunque può contribuire ai progetti che Ai.Bi. porta avanti in Siria attivando un’Adozione a Distanza, per regalare speranza a ogni “altro mio figlio” meno fortunato.