Africa, i paesi dell’abbandono: cresciuto del 17,8% negli ultimi 5 anni il numero degli orfani. Ma quali sono i veri dati di questa piaga planetaria?

congo gruppo di bimbi350Difficile districarsi tra i dati Unicef, rilasciati ormai con cadenza annuale, relativi alla condizione dell’infanzia nel mondo. Difficile – se non impossibile – ricavare un dato univoco e certo che riguardi quella che sarebbe ormai da considerare la quarta emergenza umanitaria del globo: l’abbandono. Difficoltà che nascono da una serie di limiti e contraddizioni statistiche che non è semplice risolvere, ma su cui si può provare a fare maggior chiarezza, così da avere una visione complessiva più realistica delle dimensioni del fenomeno.

Partiamo da un dato significativo che potrebbe trarre in inganno, perché non necessariamente legato all’abbandono, ma che – comunque lo si guardi – è di dimensioni impressionanti: i 150 milioni di minori, tra gli 0 e 17 anni, rimasti orfani di uno o di entrambi i genitori, in tutto il mondo. Un numero che – già di per sé – è aumentato di 5 milioni in 5 anni. Un incremento del 3,4%, che potrebbe apparire in fondo “modesto”. Se non fosse che si parla di milioni di bambini, non di bruscolini.

Un secondo dato certo: l’Africa subsahariana, come uno dei principali bacini dell’abbandono. Se si analizzano i dati usciti a partire dal 2009, si assiste a un consistente aumento del numero di orfani, dai 47,5 milioni di allora, ai 56 milioni di oggi (+17,8%). Un incremento che va ripartito fra i principali e più popolati paesi del continente nero: la Repubblica Democratica del Congo, ad esempio, è passata dai 4,5 milioni di orfani, nel 2009, ai 5,1 milioni del 2012 (+13,3%). Stesso discorso per la Nigeria, dove 5 anni fa si trovavano 9,7 milioni di orfani, che oggi hanno raggiunto gli 11,5 milioni (+18,5%). Cresciuto anche il numero di orfani in Kenya (da 2,5 a 2,6 milioni, +4%), Malawi (da 1,1 a 1,3 milioni, +18%), Mozambico (da 1,4 a 2 milioni, +42%), Uganda (da 2,5 a 2,7 milioni, +8%), Tanzania (da 2,6 a 3,1 milioni, +19,2%) e Costa d’Avorio (da 1,2 a 1,3 milioni, +8,3%); e ancora, una crescita considerevole si è registrata in Burkina Faso (da 690 a 980mila, +42%), in Ciad (da 540 a 960mila, +77,7%) e in Burundi (da 600 a 680mila, +13,3%).

Ora, se è vero che non tutti gli orfani vivono necessariamente in condizioni di abbandono (perché potrebbero vivere con l’altro genitore, o essere affidati a un parente), è altresì vero che nessuno di questi rapporti prende in considerazione il numero di minori che vivono negli istituti, che sono la maggioranza. Nessuno considera – cioè – tutti quei bambini che vengono respinti e lasciati dai genitori in qualche centro, dove sono condannati a trascorrere in solitudine l’infanzia e l’adolescenza. Mancano all’appello i minori fuori famiglia, dati in affido od ospitati presso le comunità educative (circa 30mila solo in Italia). Mancano i numerosi ragazzi che vivono nelle strade e nelle baraccopoli di tante grandi e popolose metropoli. Loro non sembrano rientrare in queste macrostatistiche, che hanno certo il merito di evidenziare le condizioni di smarrimento e sofferenza di tanti bambini, ma che non rendono giustizia a questa vera e propria piaga dell’umanità che è – appunto – l’abbandono. Una piaga che si può sperare di lenire solo restituendo, a questa moltitudine di bambini, l’amore di una famiglia vera.

C’è poi da considerare un fenomeno che è stata l’Unicef stessa a denunciare, nel rapporto del 2013 intitolato “Every Child’s Birth Right: Inequities and trends in birth registration” (“Diritto alla nascita per ogni bambino. Diseguaglianze e tendenze nella registrazione alla nascita”): la mancata registrazione di milioni di neonati. Più precisamente, circa 230 milioni di bambini sotto i 5 anni non sono stati mai registrati alla nascita: in altre parole, nel mondo un terzo dei minori resta “invisibile”. E un bambino non registrato –spesso e volentieri – è tale perché è stato abbandonato, specie nei paesi in via di sviluppo: anche stando stretti per ragioni di prudenza, siamo in presenza di milioni di bambini “fantasma” che vanno a rinfoltire le tristi truppe dell’abbandono.

Secondo l’Unicef, tra i 10 stati con i tassi di registrazione alla nascita più bassi, ben 8 sono proprio africani: Somalia (3%), Liberia (4%), Etiopia (7%), Zambia (14%), Ciad (16%), Tanzania (16%) Guinea Bissau (24%) e Repubblica Democratica del Congo (28%).

Insomma, siamo di fronte a un fenomeno di proporzioni colossali: pur con le dovute cautele, tenendo conto di tutti i fattori in gioco, non è irrealistico pensare che l’abbandono colpisca, oggi, un numero assai più consistente dei 150 milioni di orfani indicati nel rapporto dell’Unicef. Parte dal continente africano, ma non risparmia certo altri continenti densamente popolati e dalle gravi problematiche, come l’Asia (specialmente del Sud e dell’Est Pacifico), per poi allargarsi e diramarsi ovunque, capillarmente, fino a toccare tutti i paesi, anche i più industrializzati, seppure in proporzioni più contenute. Perché, a differenza di tutte le altre emergenze planetarie, quella dell’abbandono sfiora e ferisce – più o meno profondamente – ogni singola nazione del mondo.