Un dramma che non si ferma: 500 milioni di bambini vivono in zone di guerra

Secondo i dati, nel 2022 sono quasi 500 milioni i bambini che vivono in zone di guerra: esposti a gravi rischi per la loro vita, sono vittime di gravi violenze e continui abusi

La guerra è una delle peggiori calamità che possono colpire l’umanità, soprattutto i più vulnerabili: i bambini.
Secondo i dati, nel 2022 circa 468 milioni di bambini – più di 1 su 6 – vivevano in una zona di guerra.

I rischi e per i bambini nei conflitti armati

I minori che vivono in zone di conflitto sono esposti a gravi rischi per la loro vita, la loro salute, la loro educazione e il loro sviluppo. Sono vittime di violenze, sfruttamenti e abusi di ogni tipo, tra cui:

  • il reclutamento in gruppi armati;
  • i matrimoni precoci o forzati, spesso imposti dalle famiglie per proteggere le ragazze dalla violenza sessuale o per ottenere risorse economiche;
  • la violenza sessuale e di genere, che colpisce sia le ragazze sia i ragazzi;
  • l’uccisione e la mutilazione, spesso a causa di bombardamenti, mine antiuomo, esplosivi improvvisati o armi leggere;
  • la separazione dalla famiglia o dalla comunità, che li rende più vulnerabili al lavoro forzato, alla schiavitù o alla prostituzione;
  • la mancanza di accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’acqua potabile e al cibo adeguato.

La mancanza di fondi per la protezione dell’infanzia nelle zone di conflitto

Per prevenire e contrastare queste gravi violazioni dei diritti dei bambini nei conflitti armati, sono necessari servizi di protezione dell’infanzia efficaci e adeguatamente finanziati. Si tratta di interventi che mirano a salvaguardare i minori dai pericoli, a sostenere gli adulti di riferimento che si prendono cura di loro, a fornire assistenza psicosociale e legale ai sopravvissuti e a promuovere la pace e la riconciliazione.
Purtroppo, questi servizi sono drammaticamente sottofinanziati.