#BAMBINIxLAPACE. I bambini di Volodarka: impariamo a conoscerli (2)

Prosegue il “viaggio” tra le storie dei bambini e delle famiglie ucraine che Ai.Bi. quotidianamente aiuta e sostiene grazie al progetto di “Adozione a distanza” per l’Ucraina

Come più volte raccontato, una delle attività che sta via via crescendo sempre di più nel contesto del progetto #BAMBINIxLAPACE è quella delle visite quotidiane che lo staff di Ai.Bi. in Ucraina effettua per portare beni di prima necessità, aiuto e sostegno ai bambini ucraini e le famiglie della zona di Kiev e di Volodarka, il luogo in cui Amici dei Bambini aveva attivo prima della guerra il suo programma Adozione a Distanza, oggi modificato per venire incontro alle nuove esigenze sia della famiglie rimaste in zona, sia delle tante che sono sfollate lì dopo aver abbandonato le loro case in zone più pericolose del Paese.
Questa attività ci permette anche di conoscere da vicino le storie di chi, con il vostro contributo, aiutiamo, scoprendo un universo di difficoltà, di sogni infranti, ma anche di speranze per il futuro e di grande determinazione e forza di volontà.
Le prime storie le abbiamo raccontate QUI. Oggi invece, cominciamo raccontandovi di Kateryna, una delle bambine che vive nell’Istituto di Volodarka.

La storia di Kateryna, che vive in un seminterrato

Kateryna, per più di tre anni, ha vissuto a Kiev insieme alla nonna, che lavora come addetta alle pulizie in un edificio. Qui le era stato assegnato un seminterrato per riporre il materiale, che lei ha adattato per viverci con la nipote. All’intensificarsi del conflitto, la nonna ha deciso di portare Kateryna, che oggi ha 12 anni, a Volodarka, anche perché la madre della ragazza non partecipa all’educazione e al mantenimento della figlia, che non ha altri fratelli o sorelle.
Non così diversa la situazione di Serhiy, un anno più grande di Kateryna, la cui madre conduce uno stile di vita promiscuo, cambia spesso coinquilini e organizza feste nelle quali sono presenti alcolici. Serhiy ha però una sorella maggiore oggi ventitreenne che da diversi anni si prende cura di lui e con la quale vive. C’è poi un terzo fratello, di 21 anni, che non sta con loro.
Diana, invece, di 13 anni, ha molti fratelli, di cui due studiano nella scuola di Volodarka. Anche la mamma di Diana non si cura troppo dei figli, non procura loro tutto ciò di cui hanno bisogno e preferisce che rimangano in istituto anche durante i periodi di vacanza. I ragazzi vengono seguiti in parte dal nonno, che viene a scuola con loro.

Le particolari difficoltà delle famiglie numerose

Nel contesto di guerra e di difficoltà economiche, le famiglie numerose sono spesso le più colpite. Come quella di Karolina, che ha un fratello, già diplomato, avuto come lei dal primo matrimonio della mamma, mente altri due fratelli, gemelli, più piccoli sono arrivati dal secondo matrimonio. La famiglia vive nel villaggio di Zavadivka, nella regione di Kiev, a casa della nonna, che è morta l’anno scorso dopo una grave malattia. La mamma è temporaneamente senza lavoro.
Ancora più complessa la situazione di Margarita, Ryabchun e Andriy, tre fratelli di 5, 3 e 2 anni la cui madre vive nel villaggio di Druzhba, distretto di Bila Zerkva, e non li va mai a trovare, mentre il padre si trova in prigione. I due bambini più grandi vivono con la nonna, mentre il fratello più piccolo si trova in una casa specializzata a causa della sua salute.

Fughe e ritorni

Non tutte le storie difficili dei bambini ucraini che i cooperanti di Ai.Bi. raccolgono nascono da contesti già molto complicati in partenza. C’è anche chi, come Vika, prima della guerra conduceva un’esistenza che aveva permesso alla sorella maggiore di laurearsi e a lei di vivere nell’Istituto di Volodarka e tornare a casa, che si trova lontano, durante le vacanze. All’inizio delle ostilità, però, Vika è stata costretta a sfollare, insieme a un gruppo di bambini, prima a Leopoli e poi in Spagna, perdendo per un certo periodo il contatto con i propri genitori. Ora, per fortuna, le cose vanno un po’ meglio, Vika è tornata a Volodarka e la madre, che lavora come infermiera in un ospedale, recentemente è riuscita a venirla a trovare. Più precaria la situazione del padre, che ha un lavoro temporaneo e purtroppo abusa di alcolici.
Anche Olga, una ragazza adottata di 15 anni, è sfollata in Spagna all’inizio della guerra. Una volta tornata ha ripreso la scuola a Volodarka, vivendo nel dormitorio e andando a casa per il fine settimana. Il papà è morto, mentre la mamma lavora come insegnante in una delle scuole di Volodarka.

Sostieni anche tu la campagna di Ai.Bi. BAMBINIXLAPACE

Questo sono solo alcune delle tante storie che quotidianamente i nostri operatori intercettano e affrontano, cercando il modo migliore per aiutare ciascuno. I questo contesto è più che mai prezioso l’aiuto che ognuno può dare aderendo al progetto di adozione a distanza dei bambini e le famiglie ucraini, che permette di dare continuità agli interventi che Ai.Bi. compie nel contesto dell’iniziativa #BAMBINIXLAPACE. Clicca QUI per dare il tuo contributo.