#BAMBINIxLAPACE. I bambini di Volodarka: impariamo a conoscerli (4)

Ogni giorno lo staff di Ai.Bi. in Ucraina consegna kit di cibo, vestiti e medicinali, contando di arrivare ad assistere circa 750 famiglie, nonostante le strade accidentate e le temperature sotto zero. Nel farlo, raccoglie tante storie di difficoltà, resilienza, paura e speranza. Eccone alcune

Come più volte raccontato, una delle attività che sta via via crescendo sempre di più nel contesto del progetto #BAMBINIxLAPACE è quella delle visite quotidiane che lo staff di Ai.Bi. in Ucraina effettua per portare beni di prima necessità, aiuto e sostegno ai bambini ucraini e le famiglie della zona di Kiev e di Volodarka, il luogo in cui Amici dei Bambini aveva attivo prima della guerra il suo programma Adozione a Distanza, oggi modificato per venire incontro alle nuove esigenze sia della famiglie rimaste in zona, sia delle tante che sono sfollate lì dopo aver abbandonato le loro case in zone più pericolose del Paese.
Questa attività ci permette anche di conoscere da vicino le storie di chi, con il vostro contributo, aiutiamo, scoprendo un universo di difficoltà, di sogni infranti, ma anche di speranze per il futuro e di grande determinazione e forza di volontà.
Le prime storie le abbiamo raccontate QUI, QUI e QUI

Chi è lontano dalla famiglia e chi una famiglia proprio non ce l’ha

A ogni visita effettuata dallo staff di Ai.Bi., la situazione che ci si trova di fronte è differente, così come lo è la storia da cui deriva. A volte si incontrano famiglie che, nonostante tutte le difficoltà, sono tutto sommato serene e unite; altre volte ci si imbatte in nuclei molto allargati riunitisi per necessità; altre ancora in mamme e nonne da sole che non sanno nulla dei loro mariti da mesi. In alcuni casi, invece, chi ha bisogno di sostegno si trova nella condizione di Alina, che vive nell’Istituto di Volodarka dal 2019 perché una famiglia non ce l’ha. Anche due suoi fratelli vivono lì, mentre un’ulteriore sorella è affetta da paralisi cerebrale e sta in un centro di riabilitazione.
I parenti non le hanno mai fatto visita e all’inizio delle ostilità Alina, che ha ormai 16 anni, è stata evacuata a Leopoli e, da qui, in Spagna. A giugno è però tornata in Ucraina e, saputo del progetto di Ai.Bi. ha chiesto se sarebbe stato possibile avere dei quaderni su cui preparare l’esame di scuola che l’attende alla fine dell’anno. Perché la speranza di un futuro diverso passa anche da qui!
Anche Vitaly, di 13 anni, all’inizio della guerra è sfollato. Lui è andato in Italia, dove si è fermato 4 mesi. A settembre è tornato a vivere con sua mamma e la sorella di 7 anni, mentre il papà non prende parte all’educazione dei figli e non aiuta finanziariamente. Anche a Vitaly Ai.Bi. ha fornito dei prodotti di cancelleria per la scuola, oltre a un kit per l’igiene personale.
Anastasia, invece, una famiglia ce l’ha, composta da mamma, papà e due sorelle più piccole di 10 e 7 anni. Tutti loro sono arrivati a Volodarka nel mese di agosto fuggendo da Oleshka, nella regione di Kherson, dove negli ultimi mesi hanno vissuto nascondendosi in uno scantinato. Il papà non lavora, ma vorrebbe provvedere alla sua famiglia e prestare servizio nelle forze armate, mentre la mamma lavora in un negozio di fiori.

Storie di padri al fronte e di figli rimasti soli

Il papà di Yaroslav è attualmente impegnato nella difesa dell’Ucraina, mentre lui continua a studiare nella scuola di Volodarka. I genitori sono divorziati e la mamma era stata già più volte all’estero per cercare lavoro, ma dallo scoppio della guerra non è più tornata e il ragazzo nei fine settimana è stato a casa della madrina, mentre ha passato l’estate dalla nonna paterna. Fortunatamente il ragazzo ha un buon rapporto con il padre e si spera che, una volta finita la guerra, possano tornare a vivere tutti insieme.
Anche il padre di Andriy presta servizio nell’esercito, mentre il ragazzo (ha 16 anni) vive con la zia nel villaggio di Marmuliivka, distretto di Bila Zerkva, dove è stato portato dalla mamma pensando che la situazione potesse essere più sicura. Così, però, non è, perché il confine con la Bielorussia non è lontano e la situazione è molto instabile, con diverse strade minate, molti soldati in giro e una costante pressione .
Nello stesso distretto vive anche la famiglia di Ksenia, arrivata qui dopo aver lasciato la città di Melitopol, nella regione di Zaporizhia. Ksenia ha una sorella minore che frequenta la prima elementare, mentre mamma e papà non lavorano.

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Questo sono solo alcune delle tante storie che quotidianamente i nostri operatori intercettano e affrontano, cercando il modo migliore per aiutare ciascuno. I questo contesto è più che mai prezioso l’aiuto che ognuno può dare aderendo al progetto di adozione a distanza dei bambini e le famiglie ucraini, che permette di dare continuità agli interventi che Ai.Bi. compie nel contesto dell’iniziativa #BAMBINIXLAPACE. Clicca QUI per dare il tuo contributo.