Bolzano. Aiutare i bimbi migranti a fare i compiti per sostenere le loro mamme. Prosegue il progetto “Ci sono anch’io”

La soddisfazione dello staff di Amici dei Bambini, che ha ricevuto i complimenti per la sua professionalità

Aiutare i bambini a fare i compiti che la scuola richiede sembra una prova di media difficoltà quando i bimbi hanno un papà e una mamma, ma soprattutto una casa. Più difficile diventa gestire queste richieste della scuola in una struttura che ospita i bambini migranti. Il primo problema è sicuramente avere i mezzi informatici, ma per le famiglie diventa difficile riuscire a seguire i propri bimbi per i compiti. Spesso i genitori non conoscono la lingua (italiana, tedesca, poco l’inglese o il francese) e controllare delle semplici operazioni matematiche o sapere la differenza tra il “che” e il “ce” può risultare un’impresa. Le mamme spesso sono analfabete perche’ nel loro paese di provenienza nelle scuole non sono ammesse le bambine o la guerra non permette la presenza delle scuole.

Aiutare bimbi migranti a fare i compiti: per questo è nato il progetto di Ai.Bi. a Bolzano

Per rispondere a questa esigenza è nato, a Bolzano, il progetto di Ai.Bi. – Amici dei Bambini “Ci sono anch’io”, che prevede il tutoraggio per i compiti da parte delle volontarie per i bambini della struttura Gorio, gestita dall’associazione Volontarius. Lo staff di Ai.Bi. è riuscito a coinvolgere anche le mamme che seguono con interesse gli incontri insieme ai loro bambini.

Le attività procedono a pieno ritmo anche in questa fase di emergenza sanitaria, con cinque volontarie e sette famiglie di migranti che partecipano con soddisfazione, anche se inizialmente si erano mostrate molto caute. “Ci siamo trovate – spiega Michela De Santi di Ai.Bi. Bolzanoad affrontare più problematiche contemporaneamente, quali la poca conoscenza della lingua (italiana o tedesca) dei bambini, la scarsa scolarità dei bambini anche più grandi, malgrado siano ospiti da oltre dodici mesi in varie strutture sia estere che italiane. A turno abbiamo assistito a incontri Skype a supporto delle volontarie. Si è rivelato interessante scoprire come in ogni caso i bambini, anche se non conoscevano la lingua, si sforzassero di capire lo stesso anche con l’ausilio della gestualità. Una coppia di volontari ha cercato di parlare anche in arabo e in svedese dato che una bimba proveniva dalla Svezia. Abbiamo chiesto la presenza di uno dei genitori durante il supporto scolastico in videoconferenza, preferibilmente la mamma, perché cosi’ possiamo indirettamente anche lavorare sulle donne. L’esperienza, ora che è a pieno regime, è molto positiva, le volontarie sono tutte ben motivate e capaci. Abbiamo ricevuto i complimenti da parte degli operatori della struttura per l’organizzazione e per la professionalità del nostro staff. Non possiamo che esserne felici”.

Anche tu puoi sostenere i progetti di Ai.Bi., che non si fermano neppure di fronte all’emergenza Coronavirus.

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