Bolzano: cosa mi ha dato Ai.Bi.? Ho imparato il significato della parola “grazie”

Una situazione difficile, la perdita del lavoro… Poi, l’incontro con i volontari di Ai.Bi. e, soprattutto, con i bambini e le donne del progetto Gorio 2. Per ritrovare il senso del servizio e della gratitudine

Il Covid ha inciso sulla vita di tutti in modi tanto diversi quante sono le diverse esperienze di vita: chi ha perso i propri cari, chi il lavoro, chi ha lottato contro la solitudine… Pur nelle difficoltà, però, ci sono state anche tante occasioni nelle quali sperimentare la vicinanza agli altri e sentire, più di quanto succedeva nella vita “di prima”, il senso di dedicare un po’ delle proprie energie agli altri.

L’esperienza gioiosa di donarsi agli altri

È stato così, per esempio, per tutti i volontari che hanno amorevolmente fatto da tutor dei bambini e dei loro genitori che sono ospiti in un campo di accoglienza migranti di Ai.Bi. Una volontaria, in particolare, ha sentito l’esigenza di raccontare le sue emozioni, regalando, così, uno spaccato di vita che fa molto pensare sia a quello che sta succedendo nelle case delle famiglie “normali”, stravolte dalle pesanti conseguenze del Covid ma che si sono riscoperte in un meraviglioso gesto di altruismo e accoglienza dei bambini, sia a quelle famiglie che vengono da mondi lontani e che, per tanti, sono quasi invisibili.

La testimonianza di una volontaria

“Dopo 38 anni consecutivi, ho perso il mio lavoro. Io di anni ne ha 58 e di colpo mi sono ritrovata in una situazione resa ancor più difficile dal Covid, che mi ha fatto perdere le persone care, a volte in modo repentino e inesorabile.
Ho avuto paura, perché non voglio, non posso e non devo pensare che la vita mia e di tutti possa finire così, come nell’ultimo anno. Ecco, allora, che proprio in questo frangente drammatico, la famiglia, la salute, la casa, la società… hanno iniziato a reclamare una mia attenzione diversa, chiedendomi di cambiare quelli che prima erano i miei sentimenti verso la “comodità noiosa” della mia calda cucina e aprirmi di più, guardando oltre il mio naso.

Il caso, o forse la fortuna, oppure, meglio, la vita, hanno risposto a una mia precisa richiesta: farmi incontrare qualcuno che ha bisogno. Un’organizzazione che veramente mi faccia sentire “persona” e non un mero numero, accompagnando a conoscere qualcuno che ha bisogno anche di me.

L’incontro con Ai.Bi. e la gratitudine per poter essere “a servizio” degli altri

Sono uscita in tutto tre volte in questo periodo di lockdown, e in ben due occasioni, in modi disparati, mi sono imbattuta in un semplice indirizzo mail che probabilmente, senza l’apertura dei miei sensi, sarebbe rimasto non letto, nella mia finta fretta di vita.

Invece è stato così che ho incontrato Ai.Bi., che ho saputo del progetto Gorio 2 e che ho iniziato a donare un servizio che si tramuta immediatamente in calore, speranza, famiglia, società, studio, lavoro: in una parola, decoro. Quello che ogni essere umano ha il diritto di avere.

Ho incontrato la luce negli occhi dei Bambini seguiti dai volontari di Ai.Bi. Gli occhi silenziosi e tenuti, sempre un po’ bassi, di Donne che ancora non sanno di poter avere diritto alla ‘D’ maiuscola, non solo scritta qui in questa mia.
Voci di uomini che, in uno stentato italiano/tedesco, riconoscono il loro bagaglio a volte così enorme da far tanto male anche a me, così apparentemente inutile ma pronta a dire solo una parola: grazie.
Ecco cosa mi sta dando questo progetto. Ecco cosa mi sta dando l’associazione AiBi: ho imparato nuovamente il significato della parola “servizio” e della parola “grazie”.