Bolzano. Progetto “Ci sono anch’io”. Ecco come cerchiamo di insegnare la lingua italiana ai migranti

Guardando questa famiglia si poteva scorgere nei loro occhi  l’orgoglio di “essere insieme ad imparare”. La fatica di memorizzare… ma anche la gioia di essere importanti per qualcuno.

A Bolzano riparte con entusiasmo il progetto “Ci sono anche io” dedicato al  tutoraggio dei bambini ospiti nelle strutture per migranti.

Un’iniziativa di sostegno scolastico a distanza nata durante il primo lockdown in risposta alla chiamata dell’associazione Volontarius, che ha avuto la sensibilità di cogliere nei bambini ospitati nelle strutture per migranti dove opera, le difficoltà di svolgere in autonomia i propri compiti a casa.

Un’esperienza davvero intensa ed emozionante per tutti, anche per gli stessi insegnanti che si prodigano con passione e fantasia per aiutare i piccoli alunni nello svolgimento dei compiti e perché no… anche delle loro famiglie nell’apprendimento della lingua italiana.

Proprio come ha fatto Mario con due piccoli studenti curdi e i loro genitori.

 Ecco una bella testimonianza della prima giornata di “lezione” riportata dallo Staff di Ai.Bi. Bolzano.

“Stiamo facendo una bellissima esperienza con Mario l’insegnante che da anni si occupa di aiutare i migranti a imparare la lingua italiana.

Questa volta Mario ha invitato a partecipare alla prima lezione su Skipe, tutta la famiglia di due bimbi curdi. Il più piccolino frequenta la seconda elementare e il fratellino maggiore la quinta.

Il nostro super insegnante ha giocato con il verbo essere e con il verbo avere, quando usare l’uno e quando usare l’altro? I bimbi per paura di sbagliare non usano nessun verbo nella frase e Mario li aiuta a trovare quella parolina magica.

Ha creato, con molta fantasia, delle piccole scenette sui pronomi personali facendo parlare ogni componente. Il tu… il noi… il voi… è un po’ complicato ma ripetendo i dialoghi piano piano si impara!

Mario ha messo anche  genitori e figli a gara, creando dialoghi divertenti tra di loro.

I bambini si sentivano “più bravi dei genitori”  e li correggevano  negli errori.

Mamma e papà raccoglievano la sfida e imparavano velocemente il famoso verbo essere che non è così semplice, ma è tanto usato nella nostra lingua!

Guardando questa famiglia al di là dello schermo si poteva scorgere nei loro occhi  l’orgoglio di “essere insieme ad imparare”. La fatica di memorizzare questa lingua piena di vocali… ma anche la gioia di essere importanti per qualcuno.

Grazie maestro Mario.