Bulgaria, la parola ai sostenitori

(Sofia) Dallo staff locale arriva il racconto di Ferdinando e Luigi, due sostenitori che sono andati in Bulgaria per conoscere da vicino i progetti di Ai.Bi. Di seguito la loro testimonianza:“Martedi 12 maggio io e Luigi un sostenitore molto motivato (e io lo so bene dato che è mio suocero), ci siamo imbarcati su un volo Easyjet alla volta di Sofia.
Dubbi perplessità, creati da quello che siamo riusciti a leggere su internet o altri media, si sono in parte dissolti arrivati in Bulgaria.Una città che ci ha accolto con un bellissimo sole e con un entusiasta Francesco all’aeroporto.
L’entusiasmo che solo chi crede molto in quello che fa può trasmettere. Sbrigate le formalità siamo andati alla sede di AIBI e abbiamo conosciuto Dima, la ragazza che ci farà da interprete in una due giorni di full immersion con Miroslav. Lui la ragione dietro il nostro viaggio. Con Dima e Francesco abbiamo deciso che la cosa migliore da farsi sarebbe stata trasferirsi il giorno dopo di prima mattina con un autobus di linea a Pleven e così abbiamo fatto.
Se Sofia ci ha accolti con un bel sole Pleven invece ha riservato per noi tanta acqua e un cielo grigio brutto e triste. Però a Pleven c’era Daniel l’assistente sociale che ci ha colpito molto per i suoi modi gentili. Posate le borse in albergo siamo partiti per Tobleben. Dopo un breve viaggio in macchina facciamo una svolta a sinistra e poco più avanti c’è un edificio basso un po’ male in arnese e su il terrazzo un piccolo di vedetta. Come riconosce la macchina di Daniel corre dentro tutto agitato. E sia chiaro anche noi eravamo agitati, in attesa per il momento dell’incontro.
Incontriamo la direttrice sig.ra Nedkova che ci accoglie con due parole di italiano, la prima lezione del corso di italiano era stata fatta solo due giorni prima ma noi eravamo all’erta solo per Miroslav. Ci siamo recati nel suo ufficio e finalmente arriva Miroslav, tremante più di noi per l’agitazione perchè finalmente l’attesa è finita e potrà vedere ciccio Luigi. Si proprio così ciccio Luigi, ovvero zio Luigi. L’ospitabilità, il protocollo lo scambio di piccoli doni ma quello che contava era stabilire un contatto con gli occhi con le sensazioni, con Miroslav. Ci dice che quel giorno non solo è arrivato ciccio Luigi ma è anche il suo compleanno. 13 anni Forse in quel momento Miroslav è diventato Miro, oramai era di noi era con noi insomma è bastato poco, forse la commozione, le prime lacrime insomma da lì in poi era Miro.
Con tutti abbiamo poi visto il centro dove Miro ed altri bambini vivono, intanto cominciavano a tornare dalla scuola con i loro zainetti, la piccola zona giochi con un tavolo da ping pong le camerette dei bambini. Miro che oramai non si staccava da Luigi ci parlava e cominciava ad essere meno agitato e sempre più contento di quello che stava vivendo. Io però ho ancora vivo il ricordo dell’edificio delle misere camerette con lettini a castello di ferro che meriterebbero un commento a parte. Poi abbiamo visitato una parte nuova dell’edificio, ristrutturato grazie all’impegno di volenterosi imprenditori italiani che operano in quella zona. Stanze pulite con parquet verniciate di fresco stanze che richiedevano solo di essere vissute da tutti quei bambini.

Ricordo l’entusiasmo dei piccoli davanti al frigorifero mentre ci raccontavano l’emozione di potersi fare dei ghiaccioli mettendo dei bicchieri nel freezer. Non scordo la loro gioia per questo semplice gesto. E dopo ho chiamato Debora, mia moglie più poter fare uscire tutta l’emozione che avevo dentro che per altro. Avevo bisogno di lasciare andare un po’ di quello che mi stava passando addosso. E dopo siamo tornati a Pleven. Daniel ed io davanti mentre Miro stava dietro in mezzo a ciccio Luigi ed a Dima.Siamo andati a mangiare ed è stata l’oaccasione per poter dare a Miro quei tre regalini che ci eravamo portati dall’Italia.
Fortunatamente il sole è uscito e ne abbiamo approfitato subito per poter andare al parco a giocare con la palla nuova dell’inter e per far sfoggiare a Miro la maglia nuova di un campione di calcio, Ibrahimovic. Lui 13 anni io 48 anni. indovinate un po’ chi ha vinto.

Per me è stato bellissimo vedere il sorriso di Miro quando mi faceva gol oppure mi rubava la palla e si dirigeva verso la porta. E in quei momenti ti accorgi che un bambino è lo stesso a Milano, o da qualsiasi altra parte del mondo. Dagli un palla e fallo giocare e lui è contento. Dopo aver preso gli accordi per la rivincita ci siamo riposati un po’, o meglio io mi sono riposato Miro non ne aveva proprio bisogno sarebbe potuto andare avanti come solo i bambini sono capaci di fare. E Dima era sempre lì a venirci in aiuto quando le occhiate non erano più sufficienti e forse anche due parole srebbero servite. La direttrice ci aveva detto che Miro non era mai stato al cinema. Proprio lì nel centro di Pleven c’è un multisala. Miro subito è stato attirato da Terminator ma purtoppo non era in programmazione e si è dovuto accontentare di un cartone animato. E siccome era la prima volta abbiamo fatto le cose in grande, coca cola e pop corn.Mi è venuto il dubbio che forse non era giusto ma insomma se si va al cinema …… Dopo il cinema Miro è dovuto rientrare al centro con Daniel perche oramai si era fatta sera. E a cena abbiamo incontrato Franco un grande amico del centro, la persona che ha organizzato la ristrutturazione del centro. E ci ha raccontato come piccoli momenti di responsabilità abbiano reso più felici quei bimbi che hanno così poco. E purtroppo ci ha anche detto che non è tutto bello e che alcuni che potrebbero tirano indietro la mano o fanno fatica a capire i bisogni di chi è solo più sfortunato. Di quella sera porto ancora alcuni aneddoti che Franco ci ha raccontato che portano dei raggi di sole nelle loro vite. Su tutti uno. Una bambina tiene ancora il fazzoletto, quasi fosse una reliquia con cui un giorno Franco li ha fatti giocare a bandiera.

E poi ci siamo visti il giorno dopo. Alle nove Daniel e Miro sono venuti a prenderci in albergo e abbiamo aspettato che Dima arrivasse con il pullaman. E cosa si può fare mentre si aspetta quando c’è un bambino un parcheggio vuoto ed una palla. Avete indovinato. Poi con Dima abbiamo deciso di andare a fare un giro a Lovech poco distante da Pleven. E Miro adesso non era più un bambino che Luigi sostiene a distanza era proprio uno di noi. E a Lovech ci siamo divertiti con Miro come io mi diverto con i miei figli: Siamo andati al castello e le raccomandazioni che sentivamo da Dima o da Luigi io e Miro facevamo finta di non capirle come fanno tutti i bambini. Fate attenzione alle scale che sono ripide e si noi eravamo già lì complici come gli amici sanno esserlo.
Dopo lo zoo. Anche questo una prima volta. Il vedere gli animali in gabbia non è mai stato uno dei miei desideri ma Miro ha reso tutto più bello e sincero. Purtroppo il tempo passava e bisognava far ritorno a Pleven. Visitando il museo della guerra contro i turchi ci siamo resi conto che a Miro piaceva arrampicarsi come l’uomo ragno. E dopo siamo andati a fare una piccola passeggiata nel centro dove fortuna delle fortune abbiamo trovato una skate board dell’uomo ragno. Dopo un minuto era gia capace di andarci.E poi lì vicino siamo andati a prendere la torta per il suo compleanno.

E quando il pasticciere ci ha chiesto se volevamo personalizzare la torta con un semplice buon compleanno Miroslav beh potete solo immaginare gli occhi di Miro. La gioia più pura. Indimenticabile. Però oramai il tempo era scaduto e noi dovevamo prendere l’autobus per tornare a Sofia. Quell’ultimo tragitto in macchina è stato più silenzioso forse tutti pensavamo la stessa cosa. E poi il momento del saluto con le lacrime nel cuore gli abbracci e tutti quei pensieri che anche adesso mentre scrivo queste due righe mi affiorano perchè non sono mai spariti.Voglio tenere per me quello che ho provato in quel momento quando uno si accorge che io torno dalla mia famiglia e Miro non tornerà nella sua per tanti motivi.Un breve viaggio ma tante emozioni che rimangono con me come il sorriso di Miro.”

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