Dentro una casa famiglia: la “scintilla” emotiva con i nuovi genitori (2)

Dopo il primo racconto di vita all’interno di una casa famiglia, qui raccontiamo la storia di Simone, bambino che aspettava con ansia una coppia di genitori affidatari e che appena li ha visti è corso loro incontro con negli occhi la gioia di un nuovo inizio

Casa famiglia, mezzogiorno. Siamo a tavola e stiamo spiegando ai bambini che: “Domani arrivano Piero e Clara. Vengono a conoscere Giulia e li vedrete per qualche giorno qui in comunità”. Giulia è una piccola di un anno con un progetto di adozione.
La reazione di Simone, tre anni, che è con noi da quasi un anno, è stata immediata: “E quando arrivano anche per me i genitori nuovi?”.
“Il giudice non ha ancore deciso per te”, gli abbiamo spiegato.

Ognuno ha la sua storia

Simone, infatti, ha dei genitori che vede periodicamente, ma che sono anche molto fragili. Ha poi anche un nonna che, per quanto voglia dedicarsi al nipote, ha una certa età e un altro nipote ormai adolescente affidato a lei. Simone vede i suoi genitori tutte le settimane e, vivendo da tempo questa situazione, è abituato: li incontra volentieri, li saluta senza timore, ci gioca e li lascia andare senza problemi. Simone vede anche la nonna con le stesse modalità.
La sua è una famiglia d’origine presente affettivamente e che non compie atti pregiudizievoli nei confronti di Simone, ma che difficilmente può fare di più.
Simone, per quanto piccolo, ha già capito che la sua mamma e il suo papà non riusciranno a essere più presenti di così nella sua vita, per questo, con grande spontaneità, chiede una famiglia per sé. In casa famiglia da noi si trova bene, ma come ben sappiamo ha voglia e bisogno di un ambiente più esclusivo in cui ricevere attenzioni dedicate e recuperare un po’ di braccia “tutte per sé”.

L’incontro con i genitori affidatari

Quando è arrivato, il decreto prevedeva per lui un affido familiare. Simone è uno di quei bambini che ha presente i suoi genitori e immagina “i genitori nuovi” come un’opportunità. Non è stato difficile spiegargli dell’affido e di questa nuova esperienza che sarebbe andato a vivere, non è sembrato spaventato da questa idea, ma, anzi, la desiderava. Proprio perché la immaginava da tempo, sapevamo che Simone era da accompagnare molto bene nelle fasi di conoscenza e avvicinamento della famiglia: avrebbe potuto buttarsi a braccia aperte, come invece essere resistente se la situazione si fosse presentata diversa da come lui se la immagina. L’avvicinamento è uno di quei momenti molto delicati nel progetto di affido perché è un po’ l’avvio di un’alchimia, sono momenti che servono ad “annusarsi” e piacersi. Almeno un po’. Perché è ovvio che questa fase non è esaustiva; la relazione, per crearsi, ha bisogno di tempo e cura (di tanto tempo e tanta cura). Ma fin da subito, un aggancio emotivo deve scattare.
Quando è arrivato il “suo momento”, e la coppia di genitori affidatari è arrivata in casa famiglia, Simone è corso in braccio all’uomo. Difficile dire se abbia visto una somiglianza con suo papà, se la figura maschile lo abbia incuriosito o se, semplicemente, il sorriso del nuovo papà lo ha ammaliato.
Quale che sia stata la molla, comunque, l’avvicinamento è proseguito velocemente e senza particolari criticità.
Quello che succederà dopo… è un’altra, nuova storia!

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Per sostenere le attività promosse da  Ai.Bi. in Italia a sostegno dei minori nella case famiglia, i bambini con le loro madri nelle comunità mamma-bambino e negli alloggi per l’autonomia e gli adolescenti in necessità nelle comunità educative, puoi aderire al progetto di Adozione a Distanza “Fame di Mamma”, con un contributo di 10 euro al mese.