Caso Airone in Kirghizistan: richiesti cinque rinvii a giudizio per associazione a delinquere finalizzata alla truffa

truffaAssociazione a delinquere finalizzata alla truffa. Con questa motivazione il sostituto procuratore della Repubblica di Savona, Daniela Pischetola, ha spiccato cinque richieste di rinvio a giudizio per altrettante persone coinvolte in un caso di presunta truffa ai danni di ben 42 aspiranti coppie adottive. Stiamo parlando del caso “Airone”, l’ente autorizzato – cancellato dall’albo degli enti della Commissione Adozioni Internazionali – con sede al Albenga, in Liguria.

I destinatari delle richieste di processo sono la presidente e la vicepresidente di Airone, Silvia La Scala e Orietta Maini, l’interprete Inna Troukhan e i kirghisi Alexander Angelidi e Venera Zakirova.

Lo scandalo è nato proprio sulla rotta Albenga – Kirghizistan. Il piano di Airone, considerato illegale dalla procura della Repubblica, avrebbe infatti approfittato della voglia di diventare genitori di 42 coppie italiane che chiedevano l’adozione di bambini del Paese asiatico. Il giro d’affari messo in piedi ammonterebbe ad alcuni decine di migliaia di euro incassati dalle coppie e mai più restituiti. Anche se i bambini non sono mai arrivati.

La vicenda è salita alla ribalta per la prima volta già nel luglio 2012 quando vennero arrestati il ministro kirghiso dello Sviluppo Sociale, Ravshan Sabirov, e la referente di Airone Venera Zakirova. Mentre Alexander Angelidi si dette alla fuga e risulterebbe tutt’ora latitante. Sarebbe stato proprio lui a ricevere i versamenti da 999 euro ciascuno che le coppie erano costrette a effettuare, attraverso la Western Union, ogni volta che andavano in Kirghizistan.  Quando arrivavano nel Paese gli aspiranti genitori venivano accompagnati in visita agli orfanotrofi dove erano mostrati loro dei bambini ancora in culla da scegliere. Che però non erano adottabili.

A quel punto Airone finì sotto osservazione della Cai che prima inviò nel Paese l’ambasciatore italiano in Kazakhstan e poi cancellò l’ente dall’albo. L’ex vicepresidente della Commissione, Daniela Bacchetta, mise a disposizione della magistratura tutta la documentazione necessaria. Nel frattempo la pm savonese, insieme alla squadra mobile della polizia di Stato, aveva già avviato l’inchiesta. Un primo epilogo è arrivato con la richiesta di processo a carico di chi, per anni, ha spillato denaro illudendo coloro che volevano adottare di poter realizzare il loro sogno.

 

Fonte: Il Secolo XIX