Cernobbio: tra due secoli l’ultimo bambino nato in Italia

Il messaggio di apertura del forum The European House – Ambrosetti di Cernobbio ha puntato di riflettori sull’emergenza denatalità: una “apocalisse demografica” di fronte alla quale servono politiche forti e immediate a sostegno delle famiglie

Il Forum The European House – Ambrosetti di Cernobbio, che si svolge ogni anno dal 1975 sul Lago di Como, è il più importante tink-tank italiano, principalmente dedicato ai temi economici.
Politici, amministratori e importanti personaggi internazionali dell’economia e dell’industria si alternano sul palco proponendo riflessioni, analisi, visioni per il futuro che generano sempre importanti dibattiti anche al di fuori del contesto del Forum.
Quest’anno, il messaggio di apertura di Valerio De Molli, managing partner e amministratore delegato di The European House – Ambrosetti, ha insistito su un tema attualissimo e più volte sottolineato anche su AibiNews: la denatalità.
Lo scenario evocato, per quanto distopico, è una possibilità non così remota, se il trend ormai in atto da diversi anni non riuscirà a essere invertito: nel 2225 nasce l’ultimo bambino in Italia. Dopo 82 anni, alla morte di questo bambino, il popolo italiano non esiste più!

Una apocalisse demografica

Come detto, l’immagine è volutamente provocatoria, ma serve per far capire immediatamente a chi ancora non se ne sia reso conto la portata del problema, destinato ad avere ricadute enormi a livello sociale ed economico: Un “inverno demografico sta ridisegnando il perimetro del nostro mondo – sono le parole di De Molli riportate da Avvenire – con implicazioni di medio lungo termine gravissime”.
Nulla di nuovo per chi da anni sottolinea questo problema, come il Forum delle Associazioni familiari, che non per caso ha lanciato, tre anni fa, gli Stati Generali della Natalità; ma anche come l’Istat, che già nel 2021 ha reso nota una previsione in cui viene ipotizzato un calo della popolazione italiana a poco più di 54 milioni entro il 2050 e 47,6 milioni nel 2070, caratterizzata, inoltre, da un rapporto tra giovani e anziani sempre più sbilanciato verso questi ultimi, con le inevitabili conseguenze, ben immaginabili, sul piano della tenuta economica e sociale.
Su questo versante, De Molli ha usato un temine ancora più forte: “apocalisse demografica”! Un tracollo totale della popolazione che significherebbe una “perdita economica pari a un terzo del pil”.
Impensabile che l’attuale modello di welfare possa reggere all’impatto di questo vero e proprio tsunami: “Il rapporto debito pubblico pil esploderà raggiungendo il 1200% nel 2070 – ha proseguito De Molli. Alla nascita ogni persona si troverà con un debito pari a 127mila euro; la spesa sanitaria pubblica esploderà fino a 220 miliardi nel 2050”.

Gli interventi possibili contro la denatalità

Davanti a queste prospettive il Forum ha anche lanciato alcune proposte, diverse delle quali già sentite, ma non per questo meno valide.
Il primo versante sul quale De Molli ha insistito è quello dell’immigrazione, con l’aumento a 250mila dei permessi di soggiorno concessi all’anno per motivi di lavoro. La politica di immigrazione dovrebbe puntare ad attrarre immigrati qualificati, mentre la legge dovrebbe favorire l’integrazione ma anche la mobilità sociale, così da offrire davvero una prospettiva di crescita a chi arriva nel nostro Paese.
A questo si dovrebbe accompagnare un’iniziativa verso la quale la politica sembra essere totalmente sorda: innalzare l’età lavorativa e ritardare quella pensionistica “anche fino a 75 anni”. Gli anziani andrebbero inoltre coinvolti in servizi a supporto della collettività, mentre per l’assistenza agli anziani stessi si dovrebbe puntare sull’aiuto della tecnologia.
E, ancora, riprendendo quanto riportato da Avvenire: “investire nelle politiche di conciliazione vita lavoro; introdurre momenti formativi e programmi di educazione civica sui temi di demografia, natalità, genitorialità… avviare un programma di investimenti in nuove abitazioni; incrementare la componente servizi a sostegno della genitorialità; incrementare i benefici monetari a supporto della genitorialità”.
Come detto, tante di queste idee sono già sentite e sono tutt’ora in cima alle richieste delle associazioni di base e di quelle familiari. Vederle rilanciate anche in un contesto così importante e “diverso” come il Forum Ambrosetti di Cernobbio è un ulteriore monito sulla gravità del problema della denatalità, ma anche un incentivo a far preso.