Come l’adozione ti cambia la vita: un nuovo libro dagli USA

“Baby, We Were Meant for Each Other”: è questa la storia di adozione di Scott Simon, un conosciuto giornalista americano, da sempre scettico e poco fiducioso nei confronti dell’adozione che ha cambiato totalmente la sua prospettiva dal momento in cui sono entrate a far parte della sua vita Elise e Lina: due bambine cinesi adottate con la moglie lo scorso anno.

“Mia moglie ed io abbiamo capito che qualcosa di meraviglioso stava per accadere nel momento stesso in cui l’agenzia a cui ci eravamo rivolti ci ha dato in mano la fotografia di Elise e Lina – racconta la popolare voce del programma radiofonico “Weekend Edition” in un’intervista al quotidiano americano “Washinton Post” –. Da quell’istante le abbiamo riconosciute subito come nostre figlie. Finché non siamo volati in Cina per adottare le nostre bambine, non è passato giorno senza che tenessi tra le mani la fotografia di Elisa e Lina sognando il momento dell’incontro.

Nel libro, che è uscito il 24 agosto negli Stati Uniti e sarà presto tradotto anche in italiano, si ripercorrono le principali tappe che vive una coppia decisa ad aprirsi all’adozione, smascherando gli stereotipi legati a questo mondo. L’autore parte del pregiudizio – che lui stesso nutriva prima di adottare Elise e Lina – di considerare l’adozione internazionale come una prassi che va a sradicare un bambino dal suo Paese di origine. Come evidenzia Scott, questa visione non solo non rispecchia la realtà, ma non tiene nemmeno in considerazione che vivere in un orfanotrofio è la peggiore violazione che può subire un orfano o un bambino senza famiglia. “Se sul piatto della bilancia c’è l’interesse di un bambino non si può tenere in considerazione il senso di appartenenza a un Paese o a una determinata cultura. I bambini sono figli del mondo, o meglio sono figli del Paese in cui c’è la loro famiglia adottiva.” ha detto Scott Simon.

E così è stato per Elise e Lina che, sebbene non siano state adottate in tenera età, da quando vivono con i loro genitori adottivi sono rinate e non hanno vissuto di certo un trauma da distacco dal loro Paese di origine.

Il libro apre anche a questioni di più largo respiro, partendo dall’esperienza dell’autore. “Come mai la nostra società è disposta ad investire somme ingenti nella ricerca pur di permettere ad una coppia di mettere al mondo un figlio, quando nel mondo sono milioni i bambini senza genitori?” si interroga Scott. Una domanda niente affatto retorica dietro alla quale si nasconde una cultura dell’accoglienza familiare che stenta a decollare.