Negato il diritto di replica al Comitato Genitori Rdc: “Fabrizio Gatti, quanto costa ammettere un errore?”

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Sulla base dell’articolo pubblicato venerdì 8 luglio su “L’Espresso”, a firma del giornalista Fabrizio Gatti, il Comitato Genitori RDC protesta perché gli è stato negato il diritto di replica. Come si legge, infatti, sul sito del Comitato si racconta che nonostante abbia  varie volte cercato un contatto con il giornalista de L’Espresso per puntualizzare e chiarire le inesattezze contenute nell’articolo dell’8 luglio, e quindi esercitare il proprio diritto di replica, ciò non gli è stato concesso. Anzi di tutta risposta hanno ricevuto un’email “al vetriolo”.

‘Griffini ha spinto alcuni genitori adottivi a protestare davanti a Palazzo Chigi’. Una frase infelice – scrivono i genitori, citando l’articolo di Gatti -: alla quale abbiamo risposto immediatamente sia attraverso questo blog, sia attraverso un comunicato con richiesta di rettifica di questa stessa frase da parte dell’autore dell’articolo e del direttore del periodico”.

Le coppie, infatti, vittime di questa situazione, scrivono a chiare lettere di avere manifestato “ragionando con la loro testa”, realizzando “un sit-in del tutto pacifico, nel quale genitori che avrebbero dovuto vivere già da due anni e mezzo con i loro figli si trovavano a dover far sentire la propria voce in quel modo, perché fino ad allora tenuti all’oscuro di tutto ciò che stava accadendo”.  Perché, sottolinea il Comitato, “a noi delle beghe interne fra enti e CAI non importava nulla”.

Di seguito riportiamo il comunicato integrale scritto dal Comitato Genitori.

Un errore in “buona fede”

Una settimana fa, venerdì 8 luglio, usciva su L’Espresso un’inchiesta a firma del giornalista Fabrizio Gatti, che conteneva per quanto ci riguarda direttamente almeno un errore. Nell’ambito di un argomento decisamente pesante e, per certi versi scabroso, l’errore commesso da una delle prime firme del giornalismo italiano era in qualche modo… marginale. Il contesto generale era ben altro, ma spesso anche quello che può sempbrare un piccolo particolare, alla fine rischia di cambiare la prospettiva con la quale chi legge interpreta i fatti.

Ricapitoliamo: l’errore è contenuto nel primo articolo a firma di Gatti. C’è un passaggio che riportiamo testualmente: “Griffini ha insultato il suo operato e spinto alcuni genitori adottivi a protestare contro di lei davanti a Palazzo Chigi…“. Una frase infelice alla quale abbiamo risposto immediatamente sia attraverso questo blog, sia attraverso un comunicato con richiesta di rettifica di questa stessa frase da parte dell’autore dell’articolo e del direttore del periodico. Una cosa normalissima, fra l’altro prevista dalla legge. Sul resto dei contenuti vogliamo in questo momento astenerci, auspicandoci che questi fatti raccontati arrivino ad esser trattati nelle sedi designate.

Chi ha manifestato davanti a Montecitorio, lo ha fatto ragionando con la sua testa, portando avanti una serie di motivazioni che sono state spiegate in quella sede. Un sit-in del tutto pacifico, nel quale genitori che avrebbero dovuto vivere già da due anni e mezzo con i loro figli si trovavano a dover far sentire la propria voce in quel modo, perchè fino ad allora tenuti all’oscuro di tutto ciò che stava accadendo. Basta fare un giro nel nostro blog, utilizzando lo strumento di ricerca, per leggere come i media riportavano la nostra manifestazione.

La sentenza

Noi, come tutti i genitori coinvolti, ma ancor prima come tutti i bambini coinvolti, eravamo e siamo le vittime di questa situazione. Non per questo significa che siamo manipolabili, come viene evidenziato nell’articolo che ci definisce “spinti da Griffini sotto Montecitorio”.

Un frase che sà di sentenza nei nostri confronti. Siamo stati gli unici genitori che hanno manifestato per questa causa sotto a Montecitorio. Non siamo così ipocriti da non capire che la nostra protesta ha fatto anche il gioco di altri soggetti coinvolti in questa vicenda. Ma noi lottavamo solo per i nostri figli; a noi delle beghe interne (quali che queste siano, giustificate o giustificabili o meno che siano… ai tempi non conoscevamo nemmeno tutta questa storia) fra enti e CAI non importava nulla.

Eppure… eppure c’era il modo di “disinnescarci”, portava i nomi di dialogo e comunicazione da parte dell’istituzione prepostaaseguire il nostro caso. Invece… e invece di percorrere questa strada, la risposta arrivata si è tradotta in email nelle quali venivano classificati i genitori con ottime “capacità genitoriali“, per inciso quelli capaci di soffrire in silenzio e all’oscuro di tutto ciò che accadeva (ma proprio tutti ne erano all’oscuro o c’era chi fra i genitori sapeva?) e quelli che queste capacità genitoriali, evidentemente, non le avevano. Vi lasciamo immaginare chi erano i secondi…

Tentativo di contatto con Gatti

A questo punto non ci siamo fermati ad una missiva via mail, ma abbiamo tentato di entrare in contatto con direttore e giornalista per tutta questa settimana. Soprassedendo su tutto il resto, volevamo sapere se e quando la rettifica sarebbe stata pubblicata. Telefonate, messaggi al giornale, e-mail all’autore che finalmente ci risponde solamente nella giornata di ieri. Bastava uno “scusate, correggerò il tiro nel prossimo pezzo di cui ho annunciato l’uscita; è stata una svista”. Ci sarebbe bastato questo e invece…

Invece ecco una email al vetriolo nella quale Gatti ci invita a “prendercela con chi ci ha messo in questa situazione“. A cosa o a chi allude il signor Gatti? Inoltre si difende dicendo che non ha scritto “Spinge i membri del Comitato Genitori RDC” ma solo “alcuni genitori adottivi” e quindi “non deve correggere niente”.

Ecco, a questo punto però, non tolleriamo questa strafottenza!

In quella piazza, in quel giorno, c’eravamo solo noi genitori del Comitato Genitori RDC a manifestare… nessun altro! Insomma, stando a questa teoria, sostenuta dal giornalista Fabrizio Gatti, se noi dicessimo che un giornalista il giorno 8 luglio ha scritto su L’Espresso una marea di stupidate sulla questione delle adozioni in Congo, davanti all’evenutale prova provata che quei fatti raccontati fossero veri, non dovremmo scusarci con il signor Fabrizio Gatti perchè… “mica l’abbiamo nominato“. Elementare Watson!!!

Così, oggi, non solo vediamo uscire una seconda puntata dell’inchiesta sulle adozioni in RDC senza alcuna rettifica pubblicata, ma dobbiamo pure subìre la strafottenza di una risposta che ci offende doppiamente!

Stiamo valutando dunque se e in quali sedi ricorrere alla tutela della nostra immagine e della nostra onorabilità. Certamente chi non fa una bella figura in questa piccola e marignale vicenda (rispetto alla guerra sulle adozioni che è ormai scoppiata) che ha comunque una sua importanza, almeno per noi persone direttamente coinvolte in questa dolorosa vicenda, sono L’Espresso e l’autore dell’inchiesta Fabrizio Gatti.

Costava così tanto ammettere il proprio errore e correggere il tiro?

Siamo tutti uguali, o qualcuno lo è più degli altri?

Nel contempo sfogliando per intero L’Espresso e non trovando alcun accenno ad una rettifica o alla nostra lettera che abbiamo spedito per richiedere la rettifica stessa, abbiamo scovato qualcosa di molto interessante, pubblicato fra pagina e 98 e 99 del numero uscito oggi. Una lettera firmata dal direttore generale dell’ABI (Associazione delle Banche Italiane) in merito ad una contestazione rispetto all’articolo “L’Abi taglia le spese ma non troppo” apparso sul numero di settimana scorsa, di cui viene riportata la copertina (“Ladri di bambini). Importa poco, a noi, l’oggetto del contendere e la relativa risposta fornita al direttore dell’ABI. Non possiamo però fare a meno di notare, invece, come al direttore dell’ABI venga comunque concesso uno spazio per quella che lui riteneva una doverosa precisazione e a noi, una sessantina di comuni cittadini, vittime di una situazione non certamente da noi voluta e desiderata, non viene concessa nemmeno una riga… come dire due pesi e due misure.

Ah certo dimenticavamo… noi siamo quelli che dovremmo “prendercela con chi ci ha messo in questa situazione“.