Ucciso a 16 anni per pochi soldi. Commenti e riflessioni sull’omicidio di Thomas Luciani

Lascia sgomenti la brutalità e l’apparente assenza di empatia dei due ragazzi che domenica 23 giugno nel parco Baden Powell di Pescara hanno ucciso con 25 coltellate il giovane Thomas per futili motivi. Il commento dell’arcivescovo di Pescara

“Avete visto come l’abbiamo ridotto?” ridevano i giovani assassini di Thomas Christopher Luciani, 17 anni, mentre si rinfrescavano in uno stabilimento balneare. Non era trascorsa un’ora da quando avevano lasciato il corpo del ragazzo, massacrato di coltellate, tra le sterpaglie di un sottopasso ferroviario.

L’assenza di empatia e di umanità

L’ordinanza di fermo evidenzia la mancanza di empatia e umanità dei due minorenni, senza alcun segno di pentimento. Uno di loro, a quanto dicono le prime ricostruzioni, per un debito di poco più di 200 euro di hashish, ha sferrato 15 coltellate a Thomas per una “questione di onore”. L’altro, che non conosceva la vittima, ha aggiunto altre dieci coltellate per “solidarietà”.
La brutalità non si è fermata alle coltellate: hanno spento una sigaretta sul viso di Thomas e continuato a infierire sul suo corpo senza vita. Testimoni hanno descritto ulteriori atti di violenza con un bastone e una mazza di ferro, mentre Thomas emetteva suoni di sofferenza.

Due liceali di famiglia medio borghese

I responsabili sarebbero due liceali di 16 anni provenienti da famiglie della media borghesia pescarese: uno è figlio di un’avvocata, l’altro di un comandante dei carabinieri. Sono stati trasferiti in strutture per minori, mentre la polizia continua a cercare l’arma del delitto.
Una storia di droga, violenza e perdita di umanità tra adolescenti che ha scosso la comunità, lasciando un segno indelebile nella tranquilla cittadina di Pescara, e l’Italia intera.
Tanti i commenti arrivati da più parti, a cominciare da quella dell’arcivescovo della diocesi Pescara, Tommaso Valentinetti:

Il terribile omicidio di Pescara richiama la coscienza di noi adulti. È, senza dubbio, un monito, purtroppo tangibile, alle responsabilità di ciascuno di noi. Troppe volte deleghiamo l’educazione e la formazione agli altri in un battibecco acceso sugli obblighi che le famiglie, la scuola e la Chiesa hanno nei confronti dei giovani; troppe volte puntiamo il dito su ciò che gli altri debbano fare nei confronti dei ragazzi. Eppure la cronaca ci dice quotidianamente come questa contesa non funzioni ed è sempre più necessaria un’antica e nuova solidarietà pedagogica”.

L’arcivescovo ha poi aggiunto:

Il mio pensiero va al ragazzo ucciso, alla sua famiglia e mi unisco al dolore per una perdita così prematura e tragica. Prego con loro e per loro. Sento, altresì, il dovere di sentirmi vicino anche ai genitori dei presunti assassini. Non possiamo puntare il dito su di loro, è inutile, e forse è anche un modo semplice per condannare qualcuno senza battere il nostro petto, in un mea culpa che è, senza dubbio, comunitario.

Anche la mamma (avvocato) di uno dei due minorenni fermati ha rilasciato una breve dichiarazione al Corriere della Sera, dicendo di non poter dire molto a causa del “segreto istruttorio. Però posso dire quel che mi riguarda – ha aggiunto – prego per chi c’è e per chi non c’è più… Ho il mio lavoro che mi dà fiducia nella giustizia e la mia fede, di più non voglio dire”.