Commissione Europea. Griffini (Ai.Bi.): “Von der Leyen presidente? Speriamo che in Europa si torni a parlare di famiglia”

Il presidente di Amici dei Bambini: “Si lavori finalmente e concretamente per un’adozione europea”

Donna, tedesca, cristiana, pro-famiglia. No, non è la più nota Angela Merkel. Si tratta di Ursula Von der Leyen, che, nella giornata del 2 luglio è stata designata, dopo la lunga trattativa seguita alle elezioni europee del 26 maggio, come presidente in pectore della Commissione Europea da parte del Consiglio Europeo. Tra l’indicazione del Consiglio e l’effettiva nomina manca solamente il voto favorevole del Parlamento. A quel punto la Von der Leyen assumerà definitivamente l’incarico più importante in Europa, attualmente ricoperto da Jean Claude Juncker.

Medico, madre di ben sette figli, 61 anni e membro della CDU, il partito della cancelliera tedesca, la Von der Leyen è stata nel suo Paese ministro della Famiglia dal 2009 e poi della Difesa dal 2013, prima donna in assoluto a ricoprire questo incarico.

Dopo parte dell’infanzia trascorsa a Bruxelles, dal 1964 al 1971, ha successivamente studiato presso il liceo scientifico di Lehrte, mentre dal 1977 al 1980 ha studiato Economia a Göttingen e Münster. Nel 1980 ha imniziato a studiare medicina presso l’università di Hannover, laureandosi nel 1987. Dal 1992 si è trasferita a Stanford, mentre dal 1996 è rientrata in Germania. Ha promosso, nel corso della carriera politica, iniziative a favore della conciliazione tra famiglia e lavoro.

Un presidente della Commissione europea che potenzialmente torni a parlare di famiglia – è il commento del presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini è sicuramente una notizia positiva. A lei esprimiamo gli auguri di Ai.Bi. e delle famiglie della nostra organizzazione. I dati drammatici sulla denatalità arrivati proprio ieri dall’ISTAT impongono che la famiglia torni a essere il fondamento delle politiche comunitarie e che, per cominciare, la adozione diventi uno dei temi comuni ai 28 Paesi membri. Bisogna che si lavori finalmente e concretamente per un’adozione europea, un’adozione ‘comunitaria’ che si differenzi da quella internazionale snellendo e semplificando le procedure tra gli stati facenti parte dell’Unione”.