Congo. In Nord Kivu oltre 5 milioni di sfollati e molti bambini senza scuola. L’aiuto concreto dei progetti di Ai.Bi.

Alessandro, cooperante di Ai.Bi. in Repubblica Democratica del Congo, racconta la difficile situazione nel Nord Kivu e spiega come i progetti di Ai.Bi. stiano aiutando tante persone ad affrontare una situazione che si fa di giorno in giorno sempre più complicata

Se gli occhi del mondo sono, giustamente, fissi sull’Ucraina, c’è (almeno) un altro luogo del pianeta che sta attraversando un momento difficilissimo tra guerriglia, disordini, povertà e morte: si tratta della Repubblica Democratica del Congo, dove da tempo è in corso uno scontro tra il governo e diversi gruppi di ribelli, soprattutto nella regione del Nord Kivu, quella dove Ai.Bi. porta avanti da tempo i suoi progetti di Adozione a Distanza e Cooperazione Internazionale. Abbiamo già raccontato della strage che pochi giorni fa ha ucciso quasi 300 civili, ma le ripercussioni per una situazione così incerta e difficile vanno ben oltre le già di per sé terribili morti di così tante perone.

Il racconto di Alessandro, cooperante di Ai.Bi. testimone diretto della situazione

Lo racconta con attenzione Alessandro Solagna, cooperante di Ai.Bi. in Repubblica Democratica del Congo e testimone diretto di quanto sta avvenendo: “Le conseguenze della crisi in Nord Kivu sono incalcolabili. Non c’è solo lo spostamento massiccio di persone che vivono in condizioni disumane nei campi sfollati, che ha causato e continua a causare decessi per l’assenza di cibo, acqua potabile e ripari; ma anche le ripercussioni sulle attività economiche (per la maggior parte di sussistenza) della popolazione, e sull’educazione dei bambini. Nei territori di Nyiragongo e Rutshuru, le zone dove si svolgono i combattimenti, dall’inizio di quest’anno scolastico i minori non hanno mai studiato, e c’è il rischio concreto che perdano l’intero anno scolastico, dato che ormai siamo già al secondo trimestre.
Gli sfollati nel Territorio di Nyiragongo senza un riparo sono stati costretti a occupare i pochi spazi disponibili tra cui le scuole, con i banchi delle aule usati come legna da ardere per preparare i pasti, mentre i bambini vengono spostati in altre scuole più lontane dove studiare nel pomeriggio: si sta cercando di organizzarsi in modo che gli sfollati possano liberare le aule al mattino e tornare la sera, ma al momento la maggior parte dei bambini delle famiglie sfollate non ha accesso all’istruzione”.

Proseguono i progetti di Ai.Bi. in Repubblica Democratica del Congo

Se questa è la situazione generale, Alessandro riesce a tracciare anche un breve focus sui progetti di Ai.Bi. in corso nel Paese: “Le famiglie beneficiarie del progetto CAI dedite all’agricoltura che hanno intrapreso il percorso di riunificazione con i minori presenti negli orfanotrofi e che hanno beneficiato delle AGR sono tutte della zona nel Territorio di Nyiragongo dove hanno anche i loro campi. Sono riuscite a completare il raccolto prima che la situazione precipitasse, ma adesso che è il periodo in cui prepararsi per la seconda stagione agricola non sanno come fare. I ribelli dell’M23 sono vicini al loro villaggio e le postazioni dei soldati governativi sono installate nei loro campi o nell’area circostante, il ché rende difficile per loro continuare il lavoro con il rischio di veder finire i guadagni del primo raccolto ancor prima di poterli utilizzare per iniziare la successiva stagione agricola”.
Le cose vanno un po’ meglio nella città di Goma, la più importante della regione: qui attualmente non ci sono grossi problemi e le attività si svolgono regolarmente, anche se si vive in una sorta di “psicosi generale” e le famiglie sono pronte a spostarsi in qualsiasi momento se la situazione peggiorasse.
Anche gli orfanotrofi FED e Sodas, dove sono attivi i progetti di Adozione a Distanza di Ai.Bi., non sono direttamente coinvolti nella crisi, sorgendo in due zone della città di Goma relativamente calme: “Bambini e ragazzi frequentano la scuola regolarmente  – racconta Alessandro – e svolgono le loro attività quotidiane. Il problema più difficile da gestire è l’alimentazione: l’aumento dei prezzi ha un impatto negativo sulle quantità di cibo disponibile; a ciò si aggiunge l’assenza di donazioni da parte di tanti benefattori privati che normalmente contribuivano a sostenere gli orfanotrofi, chi con un sacco di fagioli, chi con del riso…, e che oggi orientano i loro aiuti verso gli sfollati. D’altra parte il numero di profughi è impressionante e OCHA stima che 130.000 persone sfollate abbiano beneficiato di un supporto alimentare”.
Nel complesso, questa crisi nel Nord Kivu non fa altro che aumentare ulteriormente la gravità e la complessità della situazione umanitaria nella Republbica Democratica del Congo: sempre riportando le cifre di OCHA, nel Paese circa 5,5 milioni di persone vivono in una situazione di sfollati interni, con un aumento di 1,6 milioni dall’inizio dell’anno. Di questi, l’80% sono profughi creati dai combattimenti armati che, al momento, non accennano a smettere.

Un aiuto per i progetti di Ai.Bi. in Repubblica Democratica del Congo

Oggi più che mai, dunque, in Repubblica Democratica del Congo c’è bisogno del sostegno di tutti. E tutti, un sostegno, possono darlo facilmente, contribuendo alle attività che Ai.Bi. continua a portare avanti in favore dei bambini e delle famiglie più in difficoltà attraverso . tantum, in particolare nel contesto il progetto di Cooperazione InternazionaleDal nostro cuore a quello dell’Africa” finanziato dalla CAI e l’iniziativa “Adotta a distanza i bambini degli orfanotrofi del Congo. Lo si può fare attraverso una donazione libera, una  tantum oppure attivando un’Adozione a Distanza, a partire da 0,82 centesimi al giorno.