Cooperazione allo sviluppo: come ridare credibilità all’Italia

Questa settimana è stato presentato il sesto Rapporto Aidwatch, elaborato da Concord, la confederazione europea che rappresenta 1800 organizzazioni non governative. Il Rapporto fotografa ogni anno la cooperazione allo sviluppo dell’Unione Europea e dei singoli Paesi Europei.

Nel 2011 soltanto 9 Paesi hanno mantenuto lo stanziamento finanziario al di sopra dello 0,5% del PIL, tenendo fede agli impegni assunti. Germania e Francia sono di poco al di sotto mentre ben 11 paesi, tra cui naturalmente l’Italia, hanno tagliato i finanziamenti rispetto al 2010 e la più alta diminuzione è stata quella di Spagna a -53% e Italia a -38%.

L’Italia, come altri Paesi ha addirittura cercato di nascondere tali tagli contabilizzando come aiuti allo sviluppo costi impropri. I fondi stanziati infatti passerebbero a livello teorico dallo 0,15% del 2010 allo 0,19% del 2011, ma sono dati gonfiati dall’inserimento del costo per l’accoglienza dei rifugiati e dalla remissione di debiti ormai inesigibili. Il dato reale depurato da queste componenti si assesta allo 0,13% del PIL, numero che dovrebbe confermarsi anche per il 2012.

Per questo il 2011 verrà quindi ricordato come l’anno in cui l’Italia ha realizzato una delle peggiori performance della sua storia nell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Unica nota positiva l’istituzione del Ministero per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione sebbene si tratti di un Ministero senza portafoglio e le priorità del Ministro sembrino essere altre. Tristemente siamo quindi, ancora una volta, agli ultimi posti in Europa e, a meno di un cambio di rotta, ci resteremo. Secondo le tre Reti delle ONG italiane, AOI, CINI e LINK2007 per uscire da questa situazione “Occorre un salto culturale, una nuova visione del ruolo dell’Italia nel mondo, che porti a vedere la cooperazione con i paesi in via di sviluppo come un investimento per il nostro paese e per il suo futuro”.

Intanto, proprio ieri, Ai.Bi. ha partecipato all’Assemblea delle ONG Idonee ove è stata espressa preoccupazione per lo stato di crisi della cooperazione pubblica italiana, ridotta ormai alla paralisi sottolineando come ormai il prestigio e la credibilità dell’Italia sia affidata soprattutto alle iniziative e alle relazioni sostenute dalla società civile e dagli enti locali dove le sole circa 200 Ong idonee gestiscono un miliardo di cui solo 100 milioni provengono dal Ministero degli Esteri.

Ai.Bi. è intervenuta chiedendo ai rappresentanti del Ministro Riccardi e della Direzione Generale Cooperazione Italiana allo Sviluppo, presenti all’incontro, di essere portavoci presso i loro uffici di tre auspici specifici:

– che ogni progetto di cooperazione abbia tra i suoi indicatori di bontà l’impatto sull’infanzia e in particolare sull’infanzia abbandonata;

– trasferimento della CAI sotto il Ministero degli Affari Esteri, conseguente maggiore concertazione tra CAI, Enti e Ministero e delega della materia a un funzionario di ciascuna ambasciata e quindi pieno ingresso del tema adozioni internazionali nella politica estera dell’Italia ;

– corretta applicazione della Convenzione dell’Aja del 1993 in relazione al principio di sussidiarietà che prevede che l’Italia investa in progetti di cooperazione nei paesi in cui realizza adozioni.