Esplosione Coronavirus. La scuola sotto accusa: ecco i numeri del contagio in classe

A Desio, in Brianza, in una settimana le classi in quarantena sono passate da sette a 40

Il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, continua a sostenere che la riapertura della scuola non abbia prodotto variazioni significative nella risalita del contagio da Coronavirus e, anche in corrispondenza del DPCM del 24 ottobre che ha limitato le lezioni in presenza nelle scuole superiori, disponendo la didattica a distanza per il 75% degli alunni, ha ribadito la sua posizione. Ma, purtroppo, se a sostegno di queste asserzioni non esistono dati certi, d’altro canto le notizie sulla chiusura di plessi scolastici si sono susseguite nei giorni scorsi.

Coronavirus, scuola e numeri del contagio: una situazione che preoccupa

In Lombardia la situazione del contagio a scuola preoccupa. Secondo il quotidiano La Verità, “a Desio, paesone della Brianza, ci sono già 40 classi in quarantena. La scorsa settimana erano solo sette“. Invece, “a Milano e dintorni, per esempio, i consuntivi continuano a preoccupare. Il nuovo bollettino dell’Ats, l’azienda territoriale sanitaria, sarà diramato soltanto martedì prossimo”, tuttavia le informazioni raccolte dal quotidiano sono “allarmanti: i positivi nella scuola arriverebbero a 400. E seimila alunni sono in quarantena”, con un aumento di circa un terzo rispetto a sette giorni prima. Una scuola elementare di Cologno Monzese è stata la prima a essere chiusa dalle autorità: su sette classi si sono registrati contagi in sei. E numeri in salita si registrano in tutte le province lombarde: a Como e Varese 5.136 alunni e 374 operatori isolati, mentre tra Mantova e Cremona, su 648 classi, 33 sono quelle in isolamento. Ma i numeri crescono ovunque in maniera vertiginosa: Lazio, Trentino, Liguria. Non c’è tregua.

Il Patto trasversale per la scienza, guidato dai professori Enrico Bucci, Guido Poli e Antonella Viola, ha recentemente realizzato una indagine sulla propagazione del Coronavirus a scuola. Gli esperti sono arrivati a quattro conclusioni: “i dati considerati non supportano un ruolo delle scuole come moltiplicatore di infezioni”; “i dati mostrano che le scuole non sono più protette del resto della comunità”; “il tasso di infezione scolastica appare seguire quello della comunità circostante“; “la probabilità di infezione in una scuola non è significativamente diversa da quella della società nel suo complesso”. Vale a dire che a scuola ci si contagia, ma non di più rispetto ad altri ambiti. La curva del “contagio scolastico” segue quella della società.

Secondo Bucci, tuttavia “la scuola dovrebbe estendere l’uso delle mascherine anche ai banchi e non affidare responsabilità così grandi ai presidi, figure che non possono avere cognizioni epidemiologiche“. Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco, tuttavia, è di parere opposto e ritiene che la scuola abbia le sue responsabilità. “In questo momento non possiamo avere tutti i ragazzi a scuola, quelli delle superiori in particolare. Vanno prese decisioni drastiche e limitative“, dice.