Dialetti sì, accoglienza no. Nelle scuole dell’Italia del Nord l’adozione è ancora un tabù, ma il Ministero dell’Istruzione non se ne interessa.

A Cervia saranno presentati lunedì 24 i risultati di una ricerca condotta a livello nazionale sull’accoglienza scolastica dei minori fuori famiglia e dei figli adottivi.

La scuola italiana cosa sa dell’emergenza abbandono, la quarta emergenza umanitaria del XXI secolo? Perché l’inserimento scolastico del figlio di un immigrato viene considerato un problema da affrontare, mentre l’accoglienza di un figlio adottivo o di un minore fuori famiglia (Out of family children) è totalmente ignorata non solo dal sistema scolastico ma anche dal nostro Governo?”. E’ questa la provocazione che lancia il presidente di Ai.Bi. Marco Griffini a tre giorni dall’apertura del Convegno internazionale “Emergenza educativa. Adozione, affido e leaving care tra scuola e famiglia” che si terrà a Cervia lunedì 24 e martedì 25 agosto  nell’ambito della XVII Settimana di Studi e Formazione promossa da Ai.Bi (23-30 agosto 2009).

 Si tratta del primo incontro a livello nazionale che intende affrontare il legame tra scuola e accoglienza dei minori fuori famiglia o dei figli adottivi.

I numeri delle adozioni internazionali crescono sempre di più (4mila nel 2008, 1859 nel 1° semestre del 2009), sarebbero circa 35mila gli Out of family children e ogni anno che passa pare che se ne aggiungano circa mille. Tuttavia oggi gli studenti con un passato o un presente di fuori famiglia non riescono a trovare un ambiente scolastico adeguato alla loro accoglienza. Il problema è particolarmente avvertito nelle scuole del Nord Italia. Da una serie di indagini condotte a livello nazionale dal Movimento di famiglie di AiBi, risulta che il rapporto tra adozione e scuola è ancora difficile, complesso, se non addirittura un tabù.

Prendiamo il caso del Piemonte. Dai risultati delle ricerche realizzate dai Gruppi locali di genitori adottivi emerge che “non esistono servizi preposti all’inserimento e all’integrazione degli alunni adottati all’interno delle istituzioni educativi.” Arrivano addirittura segnalazioni di  errori grossolani commessi dagli insegnanti come quello di affrontare la storia personale del bambino fin dai primi giorni di vita, con il supporto di ecografie e di immagini riportanti la nascita. L’esperienza adottiva non viene affrontata mai dai docenti come un valore aggiunto, ma piuttosto come una “situazione difficile”, difficile da affrontare con la classe.

Anche in Lombardia si è registrato un sostanziale disinteresse rispetto al tema. I gruppi locali di genitori adottivi denunciano infatti che “i numeri dei figli adottivi sono talmente irrisori rispetto a quelli degli studenti figli di extra-comunitari e ai figli di genitori separati che passano in secondo piano. Questa è la realtà: una realtà di numeri. Ed è triste!” Gli insegnanti lombardi nella maggior parte dei casi ritengono che non sia necessario conoscere le tematiche del bambino adottato, perché essendo stato accolto da una famiglia, ha già risolto il suo problema: l’abbandono.

In Veneto non si parla di adozione a scuola per evitare le difficoltà di dovere spiegare un argomento che non si conosce. Il tema viene generalmente considerato non prioritario o importante dai docenti, che dimostrano così di non capire che parlare di adozione significa in realtà parlare di accoglienza.

Nel Friuli Venezia Giulia non si è mai affrontato l’argomento adozione; mentre si parla del Paese d’origine dei bambini stranieri o adottati, non si parla mai del valore dell’adozione. E’ un argomento tabù.

Il Convegno “Emergenze educativa” sarà un importante momento per passare sotto la lente tutte le difficoltà del sistema scolastico nell’accoglienza dei minori con un passato o un presente di fuori famiglia e proporre così una serie di strumenti per creare una scuola a misura di figlio adottivo. In tal senso è inspiegabile l’assenza di rappresentanti del Ministero dell’Istruzione a un tavolo di confronto con esperti del settore, docenti, policy maker, famiglie adottive. Questa latitanza ci fa capire che l’adozione non interessa alle istituzioni, è un tema che non va affrontato tra i banchi di scuola.” – ha concluso Marco Griffini.