Diritto alla felicità, diritto alla famiglia, persino diritto alla bellezza. Sono questi i diritti fondamentali degli anni Duemila?

paola-severiniC’è Gianfranco Ravasi che rivendica il diritto alla bellezza perché “la potenza del Bene” si rifugia nella “natura del Bello”.  C’è Giulio Andreotti che, con l’acuta ironia che era il tratto più evidente della sua intelligenza, parla di diritto alla felicità, “un concetto se non utopistico, diciamo, per consolarci, avveniristico”.  C’è Cecilia Dau Novelli che rivendica il diritto all’emozione e Antonio Ricci che parla di diritto all’irrisione.  Questi sono i diritti desiderabili.

Ma ci sono anche i diritti sanciti da Carte e Dichiarazioni, diritti inviolabili, ma non immutabili. E perciò c’è Laura Boldrini che richiama l’attenzione sul diritto d’asilo “non in nome della carità”, ma come “questione di diritto nazionale, comunitario e internazionale”.  C’è Stefano Zamagni che si sofferma sul divieto del lavoro minorile e il diritto alla protezione dei giovani sul luogo di lavoro.

E c’è il presidente di Ai.Bi., Marco Griffini che parla dell’imprescindibile diritto di ogni bambino a crescere in una famiglia, una priorità assoluta in materia di diritti all’infanzia. “Nessuno nega il dramma rappresentato da vicende come la guerra, le catastrofi naturali o lo sfruttamento sessuale dei minori”, spiega. “Ma occorre riconoscere che, per risollevarsi  dalle calamità o per prevenire molte tragedie che oggi colpiscono l’infanzia, l’inserimento in una famiglia è per i minori la migliore garanzia”.

E’ un libro a molte voci e con molti diversi punti di vista quello di Paola Severini Melograni, scrittrice, conduttrice radiofonica, produttrice tv, consigliere alla Direzione generale del Ministero per i beni e le attività culturali, ma che ama definirsi semplicemente “una che ha impostato tutta la sua vita sui diritti delle minoranze”.

Quattro anni di lavoro e 70 interviste per un Manuale, fresco di stampa da Mondadori, che spiega l’autrice, “è come una grande riunione fra amici. Alcuni purtroppo non ci sono più: Luciano Cafagna, Giulio Andreotti e mio marito, Pietro Melograni. Loro hanno già ottenuto il diritto alla pace. Ma non certo all’oblio”.

Lo scopo del libro?

“Dimostrare che prima dei doveri vengono i diritti”,  risponde Paola Severini Melograni.

Lei fa una curiosa divisione fra i diritti fondamentali e quelli desiderabili.

“La vita è fatta di diritti diversi, non solo fondamentali, ma anche auspicabili e possibili. Non mi interessava fare una semplice collezione di diritti, ma volevo coinvolgere tanti amici a mettersi in gioco per dire che un mondo migliore è realizzabile. Basta cominciare a immaginarlo. Le persone di questo libro, che arrivano da ambiti culturali, politici, spirituali molto diversi e che sono su posizioni a volte anche lontane fra loro, hanno tutte una cosa in comune: credono fermamente, come me, in quello che si chiama Bene Comune”.

E a che punto siamo con la difesa dei diritti fondamentali in Italia?

“Io sono fiera e orgogliosa di essere italiana e credo che il nostro Paese sia migliore di come lo dipingono gli italiani stessi. Anche sul tema dell’accoglienza e dell’immigrazione, sono profondamente convinta che, al di là di poche rare eccezioni (di cui purtroppo si parla troppo), gli italiani non sono razzisti e sono un popolo aperto e motivato al confronto e alla diversità”.

Molta strada c’è ancora da fare, soprattutto per le categorie più deboli…

“Sicuramente il capitolo intitolato Il diritto ad essere educati fa capire quanto ancora dobbiamo lavorare per garantire il rispetto dei bambini e dei loro bisogni più importanti”.

Come ha conosciuto Ai.Bi.?

“Per me è molto importante che cultura e sociale collaborino e si influenzino reciprocamente. Per questo, l’anno scorso alla prima della Scala del Peter Grimes, abbiamo organizzato su Rai5 un dibattito con il presidente di Amici dei Bambini, Marco Griffini per parlare di infanzia e adolescenza”.

C’è ancora un diritto, di cui parla nel suo libro, che le fa piacere ricordare?

“Sono tutti ugualmente importanti e preferirei citare, uno ad uno, tutti i 70 amici che mi hanno aiutato in questa impresa titanica. Ma ne cito uno che, in qualche modo, li riassume tutti: il diritto alla poesia, che ci permette di vivere ogni giorno con la speranza della bellezza”.

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