Unione Europea. Entrata in vigore la direttiva europea per garantire il diritto alla riparazione di prodotti elettronici

Il 30 luglio è entrata in vigore la direttiva europea che punta a garantire ai cittadini il diritto alla riparazione a costi “ragionevoli” e in tempi certi dei dispositivi elettronici che si danneggiano

“Diritto alla riparazione”. Se si pensa che questo è l’argomento di una direttiva europea entrata in vigore il 30 luglio 2024, ci si potrebbe chiedere quale sia il senso: c’è bisogno di un “diritto” riconosciuto per aggiustare qualcosa che si rompe? Per i giorni di oggi, sì. Perché se a rompersi è la gamba di una sedia di legno, ciascuno può arrangiarsi come gli pare, ma se a smettere di funzionare è un telefonino o un elettrodomestico, a quasi tutti sarà capitato di sentirsi dire: “non ne vale la pena, meglio prenderne uno nuovo”. Con successivo dispendio economico, enorme spreco di risorse e danno per l’ambiente.

Tempi certi e costi “ragionevoli” per le riparazioni

Con questo esempio un po’ banale si può forse capire meglio il senso di una direttiva pensata per cercare di ridurre i 35 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti solo da dispositivi elettrici rotti e le 261 milioni di tonnellate di gas serra. Per non parlare dei 12 miliardi di euro che la stessa Commissione Europea ha stimato vengano spesi dai cittadini del Continente per sostituire i dispositivi che pare impossibile riparare.
La direttiva punta, invece, ad assicurare ai clienti di tutta Europa il diritto di non dover buttare via un cellulare o un elettrodomestico che abbia un danno, ma poterlo riparare a un prezzo che viene definito “ragionevole” ed entro tempi certi. In più, è prevista la possibilità di avere un analogo dispositivo in cambio in attesa che la riparazione avvenga.
Il testo è piuttosto vago in diversi punti, ma per le direttive è normale sia così: l’effettiva applicazione, infatti, spetta alle leggi che ciascun Paese membro dell’Unione è chiamato a emettere sull’argomento entro i successivi due anni.