Case green: c’è il sì del Parlamento Europeo. In Italia 12 milioni di immobili da ristrutturare

Il Parlamento europeo approva la direttiva sulle “case green”, che prevede il passaggio di tutti gli immobili alla classe energetica D entro il 2033. Il testo di legge non è ancora definitivo, ma l’Italia resta fermamente contraria: sarebbe una spesa enorme per milioni di famiglie

In gennaio era arrivata la prima indicazione della Commissione, oggi, con l’approvazione del Parlamento, la direttiva sulle cosiddette “case green” fa un deciso passo in avanti verso l’approvazione definitiva. Con tutto l’annesso carico di polemiche.
Stiamo parlando della norma che l’Europa vorrebbe definire per migliorare l’efficienza energetica degli immobili. Una norma virtuosa sul piano della sostenibilità ambientale e dell’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti del 55% entro il 2030, ma che si scontra con l’enorme numero di immobili che andrebbero ristrutturati e le relative spese per le famiglie e i contribuenti. Non a caso anche il voto dell’assemblea plenaria del Parlamento Europeo ha sottolineato qualche spaccatura nella maggioranza che sostiene il provvedimento, approvato con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti. Inoltre, sono passati alcuni emendamenti che portano una maggiore flessibilità nell’applicazione della direttiva che, comunque, non è ancora definitiva, visto che il testo finale uscirò solo dopo il cosiddetto “trilogo”, ovvero la procedura informale di negoziazione che coinvolge rappresentanti del Parlamento, del Consiglio e della Commissione allo scopo di raggiungere più rapidamente un accordo nella procedura di approvazione di una nuova legge.

Cosa prevede il testo sulle “case green” approvato dal Parlamento Europeo

Per come il testo del provvedimento è stato approvato al momento, la direttiva imporrebbe di portare tutti gli edifici almeno alla classe energetica E entro il 2030 e tutti gli immobili residenziali entro la classe energetica D entro il 2033. Prioritariamente, quindi, si dovrebbe agire sugli immobili della classe meno efficiente, ovvero la G, che secondo le stime in Italia conterebbe comunque 1,8 milioni di immobili. Da qui la contrarietà ribadita dal governo italiano per una direttiva che porterebbe tantissime famiglie a dover intraprendere ingenti spese di ristrutturazione, soprattutto tenendo conto che secondo l’Istat il totale degli immobili che nell’arco di 10 anni andrebbero risistemati sono addirittura 12 milioni.

La ferma opposizione dell’Italia sulla direttiva delle case green

Come riporta Open, il Ministro dell’Ambiente Gilberto Picchetto Fratin ha dichiarato che l’Italia continuerà a battersi in “difesa dell’interesse nazionale. Non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane”.
Al di là degli “schieramenti”, effettivamente, come riporta anche Il Sole 24 Ore, alla riforma manca comunque ancora “una gamba”: quella dei finanziamenti, sia europei sia dei singoli stati membri. È davvero impensabile, infatti, che se anche passasse un piano così stringente nei tempi e impegnativo sul piano economico per le famiglie, non vengano previsti degli incentivi per sostenere le spese necessarie. Insomma, anche se l’approvazione del Parlamento segna un deciso passo in avanti, la questione delle “case green” rimane ancora apertissima e molto dibattuta.