Dodici Senatori di Area Popolare ( NCD-UDC ): “CAI: occorre un Commissario Straordinario per ricostruire la credibilità con le autorità straniere”

senatoDodici senatori di Ap (NCD-UDC), primo firmatario Carlo Giovanardi in una interpellanza rivolta al Presidente del Consiglio hanno sollecitato una risposta del Governo relativamente alla grave situazione di illegittimità in cui versa la Commissione per le Adozioni internazionali.

L’interpellanza, firmata da Roberto Formigoni, Giuseppe Francesco Maria Marinello, Luigi Compagna, Luciano Rossi, Nico D’Ascola, Bruno Mancuso, Franco Conte, Mario Dalla Tor, Giuseppe Esposito, Pippo Pagano e Salvatore Torrisi è stata pubblicata il 27 gennaio 2015.

Di seguito il testo completo dell’interpellanza.

Premesso che, per quanto risulta agli interpellanti:

la Presidenza del Consiglio dei ministri, delegata a rispondere in data 6 novembre 2014, non ha ancora provveduto a fornire risposte all’interpellanza 2-00217, presentata dal senatore Maurizio Sacconi e dal primo firmatario della presente interpellanza il 30 ottobre 2014, con cui erano chiesti precisi e urgenti chiarimenti e si interrogava il Governo su come intendesse garantire un regolare svolgimento dei lavori della Commissione per le adozioni internazionali;

nelle more e con il perdurare della situazione di illegittimità nella quale sono svolte le funzioni della Commissione, si stanno verificando gravi anomalie e danni all’interno del sistema delle adozioni internazionali, sia per via dell’attuale funzionamento della stessa Commissione che sul fronte della credibilità del sistema Italia nei rapporti con le autorità degli altri Paesi;

si assiste innanzitutto ad un singolare accadimento, in assoluta controtendenza rispetto alla prassi del decennio passato: la Commissione per le adozioni internazionali nella sua attuale composizione dall’ultimo insediamento si è riunita una sola volta in data 26 giugno 2014, a fronte di una riunione almeno mensile che da sempre ne aveva caratterizzato i lavori;

ad oggi la Commissione non ha rilasciato numerose attestazioni necessarie agli enti autorizzati per essere operativi all’estero: tale blocco si è verificato per numerosi enti rispetto alle procedure in diversi Paesi, in fase di rilascio della prima autorizzazione oppure in fase di rinnovo;

vi è inoltre un’ulteriore situazione anomala consistente nel fatto che le funzioni della segreteria generale sono di fatto svolte dalla stessa dottoressa Silvia Della Monica, con la conseguenza che quest’ultima, di fatto, cumula nella propria figura oltre alla funzione di vice presidente e di presidente in delega anche quella di direttore generale;

in questo quadro succede ancora che la dirigente dottoressa Patrizia Cologgi, nel frattempo risulta coinvolta nell’inchiesta “Mafia capitale“, ha rassegnato recentemente le proprie dimissioni mentre non è ancora stata chiarita la posizione della dottoressa Donatella Piazza e dei requisiti che la stessa dovrebbe presentare a norma dell’art. 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 108 del 2007;

sembra infine acuirsi sempre più una situazione di conflittualità fra gli enti che appare favorita dalla stessa Commissione;

gli effetti dell’attuale funzionamento della CAI sono evidenti, essendosi nel frattempo verificate delle gravissime vicende, come ad esempio il caso dei rapporti con le autorità della Bielorussia e con quelle della Repubblica democratica del Congo;

in Bielorussia si è verificata una situazione a dir poco incresciosa, dal momento che con comunicazione del 13 gennaio 2015 n. 27-01-11/49 indirizzata agli enti italiani autorizzati per le adozioni, il centro nazionale per le adozioni della Bielorussia presso il Ministero dell’istruzione, autorità centrale del Paese nella materia, ha dato atto del mancato rispetto da parte della CAI del regolamento sottoscritto tra le autorità dei due Paesi per via del mancato invio di un documento necessario già dal settembre 2014 e sollecitato più volte; “la mancanza del documento – come precisato nella stessa comunicazione – è un ostacolo insuperabile per la futura collaborazione nell’esame delle pratiche di adozioni internazionali dei minori bielorussi da parte di cittadini italiani”; l’autorità centrale Bielorussa (e su questo aspetto a giudizio degli interpellanti si rasenta il ridicolo) ha chiesto espressamente agli enti italiani di informare le famiglie di questa situazione e di porgere loro delle scuse da parte del Governo bielorusso, con la precisazione che quest’ultimo avrebbe continuato a sollecitare la propria richiesta alla CAI;

solo successivamente, con comunicato pubblicato sul proprio sito internet in data 19 gennaio 2015, e dunque dopo il richiamo ricevuto dalle autorità straniere, la Commissione ha dato atto del ricomporsi dei rapporti con le autorità della Bielorussia e della costituzione di un gruppo misto di lavoro tra la CAI e le autorità bielorusse;

a parere degli interpellanti risulta drammatico, d’altra parte, il caso recentissimo della Repubblica democratica del Congo dove sembra ormai accertato che la stessa Commissione abbia ordinato lo spostamento notturno di alcuni minori a Kinshasa in data 29 dicembre 2014 procurando traumi sia sui minori trasferiti che su quelli rimasti nel centro di accoglienza, ove il collocamento era stabilito in base alla legge locale; per effetto di tali accadimenti le locali autorità competenti si sono fortemente risentite avendone avuta segnalazione da parte dei soggetti incaricati di accogliere i minori con autorizzazione del Governo locale;

per comprendere quanto sia grave ordinare ad un ente autorizzato di compiere in una terra straniera delle azioni contrarie alla legge locale, e comunque senza il rispetto delle procedure previste nel Paese in questione, occorre forse mettersi per un attimo “nei panni” delle autorità della Repubblica democratica del Congo e immaginare che cosa ne avrebbero pensato gli italiani se persone congolesi inviate dalle autorità straniere si fossero presentate a tarda sera all’interno di una casa famiglia italiana con in mano la fotocopia di documento di un’autorità straniera pretendendo di prelevare i minori in pigiama e in lacrime per trasferirli in un luogo non specificato;

gravità su gravità: l’ufficiale smentita, da parte della Commissione, dei fatti che risultano realmente accaduti in Congo, le cui notizie sono state invece definite dalla stessa CAI “false e calunniose” nel comunicato pubblicato sul sito internet il 20 gennaio, genera il maggiore sconcerto, e ci si chiede perché una pubblica autorità dovrebbe dichiarare inveritieri e quindi smentire fatti dei quali risulta che esistano precisi documenti. Tale ulteriore gesto rivela, a parere degli interpellanti, una mancanza di trasparenza da parte di un’istituzione che dovrebbe invece essere proprio un esempio di trasparenza;

dinanzi a tali avvenimenti senza precedenti nella storia della CAI, è evidente agli occhi dell’intero Paese come non si possa continuare in una situazione del genere, capace di distruggere, nel giro di pochi mesi, quanto faticosamente costruito nel corso di oltre un decennio con un paziente lavoro che, pur nell’avvicendarsi della composizione della Commissione, aveva sempre, prima di oggi, mantenuto alto il profilo dell’Italia in questa materia, conferendole un ruolo esemplare e di eccellenza,

si chiede di sapere:

che cosa intenda fare il Governo per garantire un regolare svolgimento dei lavori della Commissione per le adozioni internazionali;

come intenda inoltre procedere, per quanto di competenza, per perseguire eventuali illeciti amministrativi o penali che si ravvisassero nel funzionamento della Commissione, come sopra descritto;

se risulti che la dottoressa Della Monica abbia intenzione di dimettersi e se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda presentare una proposta per la nomina di un commissario straordinario che si occupi di ricostruire la credibilità del Paese con le autorità straniere, emettere i provvedimenti attesi perché le procedure adottive siano pienamente operative e, in generale, assicurare che tutte le attività di competenza della Commissione per le adozioni internazionali siano portate avanti secondo le procedure di legge;

se ritenga opportuno riferire al Parlamento a norma della legge n. 400 del 1988, art. 11, comma 3, sull’attività del commissario.

Fonte: www.senato.it