Dono Day 2023. Il dono che crea la comunità

Il 4 ottobre è la “giornata del dono”; una ricorrenza pensata per diffondere la cultura del dono. Perché donare all’altro è il mezzo per “entrare nell’alleanza della communitas”

Il 4 ottobre è una giornata piuttosto impegnativa, come ricorrenze. In Italia in particolar modo, visto che è il giorno in cui si festeggia San Francesco d’Assisi, patrono del nostro Paese e uno dei Santi più amati. Per questo motivo, il Parlamento, con una legge del 2005, ha scelto il 4 ottobre per istituire la “Giornata della pace, della fraternità e del dialogo”, pensata per riaffermare la necessità di una convivenza pacifica tra appartenenti a culture e religioni diverse e promuovere un dialogo positivo tra i popoli.
Sempre legata a San Francesco è anche la scelta di far ricadere in questa data la Giornata Mondiale degli Animali, ricorrenza celebrata in tutto il mondo fin dal 1925 (anche se per i primi anni in un’altra data e spostata poi al 4 ottobre nel 1929) proprio perché il santo di Assisi è anche il protettore degli animali.

#DonoDay2023

Ma il 4 ottobre è anche il Dono Day, o “giornata del dono”, istituita dalla legge n.110 del 9 luglio 2015 e promossa dall’Istituto Italiano Donazione con una serie di iniziative che coinvolgono comuni, imprese, associazioni e, soprattutto, la scuola.
L’obiettivo della ricorrenza, giunta alla sua 9^ edizione e patrocinata anche da ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), è quello di diffondere la cultura del dono e celebrarlo nei suoi più diversi aspetti, sia invitando tutti a “donare”, sia rendendo protagonisti i singoli cittadini e le realtà che fanno dell’impegno a “donare” e “condividere” la loro missione.
Il tutto, nella consapevolezza di come non ci sia nulla di semplice nel concetto di “dono”, perché, come scrive Enzo Bianchi nell’introduzione del suo libro Dono e perdono (Einaudi, 2014): “Donare, così come amare e dare fiducia, è un’arte che è sempre stata difficile: l’essere umano ne è capace perché è capace di rapporto con l’altro, ma resta vero che questo ‘donare se stessi’ – perché di questo si tratta, non solo di dare ciò che si ha, ciò che si possiede, ma di dare ciò che si è – richiede una convinzione nei confronti dell’altro.

Il “dono” alla base della comunità

D’altra parte la stessa parola “comunità” ha la sua radice etimologica nel termine “cum-munus” che significa proprio mettere insieme i differenti doni e le differenti responsabilità. Ecco, allora, che l’atto di donare all’altro diventa proprio il mezzo, tornando alle parole di Bianchi, per “entrare nell’alleanza della communitas”.
Perché, come scrive il sociologo Jacques T. Godbout, “C’è una sorta di legge sociale che fa sì che ciò che non circola muore, come avviene per il lago di Tiberiade o il mar Morto. Formati dallo stesso fiume, il Giordano, sono l’uno vivo e l’altro morto, perché il primo dà acqua ad altri fiumi mentre il secondo la tiene tutta per sé”