Dopo l’Assegno Unico è la volta del Quoziente Familiare

Per rimettere la famiglia al centro della politica ci vuole un deciso cambio di passo rispetto al passato. Bene l’Assegno Unico, ma serve il Quoziente Familiare, che moduli le politiche fiscali sui componenti e la conformazione dei nuclei familiari

Non è un mistero che, tra il Covid, prima, e le difficoltà economiche legate alla guerra, poi, le famiglie italiane siano in grande difficoltà a livello economico. Soprattutto quelle più numerose che, spesso, devono affrontare spese difficilmente procrastinabili (per esempio i libri di scuola) o a cui è molto complicato rinunciare (pensiamo ai corsi pomeridiani, di sport o altre attività, sicuramente utili per la crescita e la formazione dei figli oltre che tante volte indispensabili per l’organizzazione dei nuclei in cui entrambi i genitori lavorano).

L’introduzione dell’Assegno Unico

Le difficoltà delle famiglie, in realtà, non sono una novità degli ultimi anni, ma affondano le radici più indietro nel tempo e, di fatto, non hanno mai trovato una vera risposta da parte della politica. Non per nulla i problemi economici sono da molti considerati come uno dei principali fattori che contribuisce al progressivo e costante calo delle nascite.
L’Assegno Unico Universale, che finalmente ha dato un segnale in tal senso, è arrivato solo all’inizio del 2022, ma di certo non può essere considerato un punto di arrivo quanto, piuttosto, uno di partenza.
Quello che le Associazioni, specie cattoliche, sottolineano da tempo è la mancanza, in Italia, di un sistema fiscale che sia modulato in funzione delle composizioni del nucleo familiare. Semplificando molto: un single che guadagna 40 mila euro all’anno è tassato più o meno come un padre di famiglia che con la stessa cifra deve mantenere due o tre figli. Da qui la richiesta del cosiddetto “quoziente familiare”, ovvero di un sistema fiscale che sia più “orizzontale” e tenga conto del numero dei componenti di una famiglia (nonché dell’eventuale presenza di disabili, anziani da accudire…) nello stabilire le tasse sul reddito.
Non è un caso che in diversi Comuni sia previsto un sistema di tariffe per l’accesso ai servizi che tenga conto del numero di figli e della situazione occupazionale, ma non esiste qualcosa del genere a livello nazionale.

Il Quoziente Familiare per mettere la famiglia davvero al centro della politica

In campagna elettorale le proposte riguardanti le tasse e gli aiuti economici alle famiglie non sono mancate, tra chi propone di aumentare del 50% l’importo dell’Assegno Unico e chi pensa a una tassazione agevolata per il secondo percettore di reddito (con l’obiettivo di dare impulso al lavoro femminile). Ma, per l’appunto, si tratta di promesse da campagna elettorale, tutte da verificare, poi, una volta chi il nuovo governo sarà in carica.
Di sicuro, chiunque sarà il titolare del prossimo esecutivo, se davvero si vuole mettere la famiglia al centro delle politiche, anche fiscali, del Paese, c’è bisogno di un deciso cambio di passo rispetto a quanto fatto in passato. Perché, finora, la famiglia è stata quasi sempre la famigerata “ultima ruota del carro” della politica fiscale ed economica: una ruota dimenticata ma senza la quale (e lo si vede ormai piuttosto chiaramente a partire dai problemi della denatalità) tutto il carro non si regge in piedi.