Dopo il Congo anche il Kenya sospende le adozioni internazionali: ma che sta succedendo in Africa? Serve una politica estera sulle adozioni

bambino kenya

Cosa sta succedendo in Africa? Il Continente Nero negli ultimi mesi sembra sempre di più una pentola a pressione pronta ad esplodere. Non c’è pace e  tranquillità, infatti, per i Paesi del Terzo Continente più esteso al mondo, sul fronte delle adozioni internazionali: Etiopia, Mali, la Repubblica democratica del Congo e ora Kenya.

Ultimo capitolo di una sorta di  “maledizione africana” che non accenna a placarsi dove le uniche vittime innocenti sono i bambini abbandonati in attesa di essere accolti dalle loro famiglie adottive. Secondo alcune notizie di stampa veicolate su internet, il 27 novembre scorso, infatti, il Governo Keniota avrebbe deciso di vietare l’adozione dei bambini da parte di coppie straniere. La decisione sarebbe stata raggiunta nel corso di una riunione di Gabinetto presieduta dal Presidente Uhuru Kenyatta di Nairobi.

Sulla questione interviene anche il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (nonché Autorità Centrale degli Usa) che, con una nota pubblicata sul suo sito afferma di essere “al corrente di quanto riportato dalla stampa kenyota il 27 novembre sulla decisione del governo del Kenya di sospendere le adozioni di bambini kenyani da parte degli stranieri. L’ambasciata degli Stati Uniti a Nairobi sta lavorando attraverso i suoi canali diplomatici per confermare queste notizie e raccogliere informazioni per gli enti statunitensi che si occupano di adozioni e le aspiranti famiglie adottive”.

Nel merito della vicenda occorre rilevare che l’adozione internazionale in Kenya avviene attraverso Agenzie locali riconosciute e autorizzate dal Governo che stipulano convenzioni con enti stranieri accreditati  a svolgere le adozioni internazionali. Sulla base di quello che riportano alcuni siti online proprio a queste agenzie locali sarebbero state revocate le autorizzazioni ad operare, bloccando così di fatto gli enti stranieri che non potrebbero andare avanti con gli iter adottivi. Da qui la sorte in sospeso di tutti quei bambini kenioti in attesa di essere accolti dalle famiglie adottive.

La decisione nascerebbe dalla classifica riportata dal “Rapporto globale sulla tratta di esseri umani 2014”, che cita il Kenya come “Paese d’origine – continua la nota di stampa –  transito e destinazione di traffico di esseri umani”.
Il Paese, sempre secondo il Rapporto globale,  sarebbe anche classificato al livello 2 “per il mancato rispetto delle norme e requisiti  minimi per l’eliminazione del traffico di persone”.

Nella legislazione kenyota vi sarebbe, inoltre, un “vuoto” normativo: non ci sarebbero, infatti, leggi precise atte a contrastare vendita, ingaggio e commercio dei bambini, “esponendo così di fatto- si legge in alcuni siti online – i bambini stessi ad alto rischio di traffico di esseri umani”.

Questo ennesimo evento– qualora venga confermato – evidenzia ancora una volta la necessità che l’adozione internazionale debba passare sotto la competenza del Ministero degli Affari Esteri. In un quadro  generale di  politica estera, infatti, l’adozione internazionale dovrebbe essere vista all’interno di un grande progetto di cooperazione internazionale, capace di sostenere e affiancare gli sforzi di Paesi come quelli africani per promuovere un sistema di protezione infanzia in difficoltà, dei diritti dei minori e di prevenzione dell’abbandono.

Anche a livello europeo “la questione africana” deve diventare una priorità ed essere in cima alle agende dei ministri degli Esteri.  Come si può, infatti, continuare ad ignorare le preoccupanti dimensioni del fenomeno dei minori orfani di entrambi genitori morti per AIDS (secondo un rapporto Onu sono circa 16 milioni)? Come si può rimanere indifferente davanti ai numeri esorbitanti dei bambini abbandonati? In Kenya sono 2 milioni e mezzo i minori soli e oltre 7 milioni quelli della Repubblica del Congo. Tutto questo dimostra l’urgenza di un intervento coordinato dall’ UE che coinvolga tutti i Paesi accoglienti del vecchio continente. E’ necessario attivare una sorta di “adozione Europa” in cui l’adozione vada inserita nei temi di interesse della Unione e l’Italia in questo momento è nelle condizioni di rivestire un ruolo importante da capofila.

Un processo di cui l’Italia potrebbe essere capofila nel momento in cui si può contare su una figura specifica come quella rivestita da Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

E’, infatti, un’impellenza e una necessità attuare un intervento coordinato da parte dei Paesi della Unione Europea: tocca all’UE farsene carico e avviare una collaborazione con i Paesi africani aiutandoli fattivamente ad affrontare i gravi problemi della protezione e tutela dei diritti della infanzia abbandonata.

Si resta dunque di eventuale conferma della notizia da parte delle autorità del Kenya.